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16 luglio 2008

Teorema


L’arresto di Ottaviano Del Turco, accusato dalla Procura di Pescara di corruzione, concussione e truffa, ripropone l’ormai consueta polemica sul ruolo della magistratura nel nostro Paese.
E’ il copione di un film già visto e rivisto. E non mi riferisco alle gravissime ipotesi di reato contestate al Governatore dell’Abruzzo, che stanno a dimostrare come l’epoca di tangentopoli non sia mai finita, ma all’immancabile sequela di attacchi ai giudici ed ai pubblici ministeri che indagano su politici e personaggi eccellenti.
Per l’occasione, puntuale prende corpo il partito trasversale di coloro che si indignano e se la prendono con i magistrati solo quando a cadere nelle maglie della giustizia sono i politici ed i potenti. Tacciono, invece, quando di mezzo ci vanno i poveri cristi che, colpevoli od innocenti, possono tranquillamente marcire nelle patrie galere, senza che di loro nessuno si accorga. E’ questo l’atteggiamento della casta, di una classe politica dotata di un innato istinto di conservazione d’ispirazione darwiniana, sempre pronta ad autoassolversi ed a difendersi gridando al teorema, al complotto togato.
Sembra quasi che il problema siano i magistrati che indagano e non chi truffa, chi corrompe e chi ruba. Ed a coloro che invocano una legge uguale per tutti è presto servito l’appellativo di giustizialisti, manettari e forcaioli.
E’ proprio un Paese strano, il nostro.

Massimiliano Fiorillo
(Segretario Provinciale Italia dei Valori - Ferrara)

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