Elezioni Europee 2014

16 marzo 2007

ALCOPLUS: il Consigliere Regionale dell’Italia dei Valori, Paolo Nanni, presenta un’interrogazione alla Giunta regionale dell’Emilia Romagna sul caso


Il Consigliere Regionale dell’Italia dei Valori, Paolo Nanni, ha presentato oggi in Regione un’interrogazione alla Giunta regionale in merito alla crisi dell’ALCOPLUS, l’azienda ferrarese produttrice di bioetanolo a rischio chiusura.
Paolo Nanni, nell’evidenziare l’importanza per l’ambente e per l’agricoltura dei "carburanti verdi", giudica poco convincenti le motivazioni addotte dalla proprietà a giustificazione della chiusura dell’impianto ferrarese, soprattutto se rapportate ad un contesto internazionale sempre più rivolto alla ricerca di risorse energetiche rinnovabili e non inquinanti.
Il Consigliere Nanni, oltre ad esprimere i timori che dietro alla chiusura dell’impianto di via Turchi vi siano mire speculative di carattere immobiliare ed a manifestare forte preoccupazione per l’ennesima crisi aziendale che colpisce il territorio ferrarese, chiede al Governo regionale un forte impegno a tutela dell’ALCOPLUS e dei suoi lavoratori.


07 marzo 2007

Il Sen. Rossi e la crisi di Governo.



Ora che il governo ha riottenuto la fiducia e il Paese ha scampato il rischio di elezioni anticipate, sarebbe utile tentare una riflessione a mente fredda su quanto è successo nei giorni convulsi del voto al senato sulla relazione di D’Alema. Premetto, e vorrei fosse chiaro, che la mia non sarà una difesa d’ufficio del senatore Rossi, anche se è una persona simpatica. Sarà, invece, una difesa dei principi che cercherò di spiegare.

Operazioni da lui compiute in passato, come un accordo in un bar (e già la scelta del luogo la dice lunga) di via Garibaldi con esponenti di Alleanza nazionale per far cadere la prima giunta Sateriale, sono indecorose e non hanno nulla a che fare con la Politica, per quanto io non condivida molte scelte dell’amministrazione comunale, turbogas e inceneritore in testa. Ed è per queste sue operazioni che Rossi è indifendibile. Ma le polemiche seguite alle dimissioni del governo e al non voto del nostro senatore hanno preso una brutta piega, abbiamo assistito ad un vero e proprio linciaggio morale inaccettabile. Decenni di pensiero liberal-democratico, che fanno parte anche della nostra Carta Costituzionale, sono stati seriamente messi in discussione nel momento in cui si è cercato un capro espiatorio alla crisi di governo e lo si è indicato al pubblico ludibrio quale causa di tutti i mali. Alcuni editoriali, poi, a firma di persone che pure hanno avuto un trascorso politico e soprattutto i toni usati, sono veramente preoccupanti e indicano una pericolosa deriva della democrazia. Insomma, di questo passo rischiamo di buttar via il bambino (i principi di libertà) con l’acqua sporca (i vari Rossi, Bianchi e Verdone, per parafrasare il titolo di un film).

Sono poco avvezzo alla real politik e credo sia nota la mia contrarietà all’ampliamento della base di Vicenza. Lo dichiaro per rendere esplicita la mia posizione. Per tornare al nostro senatore, facciamo finta per un attimo che al posto di Rossi ci fosse stato il senatore Bianchi (un nome a caso) dal passato politico irreprensibile. Prescindendo, dunque, per un momento dalle storie personali dei protagonisti, giusto o sbagliato che sia, il nostro senatore ha votato secondo coscienza, senza vincolo di mandato, secondo le prerogative che la Costituzione assegna ai rappresentanti del popolo. Una norma che i Costituenti vollero proprio perché gli eletti dal popolo non fossero sottoposti a ricatti di sorta. Se non si condivide questo principio Costituzionale si abbia il coraggio di cambiare la nostra Carta fondamentale, tanto cambiamento più cambiamento meno... Per questo è sbagliato dire, come si sente fare ad ogni capannello, che Rossi avrebbe dovuto dimettersi prima se non era d’accordo con il governo. Non è così che funziona, anche perché non è un ministro.

Credo, e qui faccio un discorso che è alla base dei principi dell’illuminismo prima e del pensiero liberale poi, che la coscienza dell’individuo debba sempre essere fatta salva e tutelata da qualsiasi pressione dell’ordine costituito, anche quella di Nando Rossi, che ci piaccia o no. Ha sbagliato Rossi ad obbedire alla propria coscienza o il governo a non ascoltare la propria base elettorale su questioni di politica estera scottanti che coinvolgono principi fondamentali come la pace? Non è per caso che vi sia un malessere reale nel Paese e quindi nella maggioranza? Perché non chiederselo invece di far finta di niente? Del resto una maggioranza che debba fidare il proprio operare sui senatori a vita è sempre in pericolo: un inciampo può succedere sui Dico (su cui le pressioni della Chiesa trovano sponde molto permeabili dentro e fuori la maggioranza), sulla politica economica, sulle politiche sociali, sulle questioni che riguardano la vita e la morte, ecc. Siamo sicuri che su tutto questo la maggioranza sia unita?

É inutile nascondersi il fatto, e va detto per completezza, che qualcuno possa cavalcare il malessere che serpeggia nel Paese per riproporsi con una rinnovata verginità, come sembra voglia fare Rossi con una nuova formazione politica di cui, per altro, non se ne sente il bisogno. Se è questo che Rossi vuol fare, allora sia coerente con la storia alla quale dice di richiamarsi e si dimetta, ora sì, dal Parlamento, ma non per aver votato contro il governo, ma per costruire così il suo partito nella società civile, tra la gente, le loro lotte e sofferenze quotidiane, come fecero i padri fondatori del Pci, e si presenti poi al giudizio dei cittadini attraverso il voto e il confronto. Rinunci alla comoda ribalta mediatica che gli è fornita dalla carica istituzionale che ricopre (per altro ottenuta grazie ad una legge elettorale perversa) e ricominci dal basso. Si misuri con la realtà e lasci perdere le alchimie della politica, quella con la “p” minuscola minuscola, gli accordi nei bar e torni a fare il manovale nell’officina della Politica.

Giuseppe Fornaro

I giovani e gli "street bar".


Noi giovani aderenti all’Italia dei Valori di Ferrara seguiamo con interesse la vicenda degli street-bar, il fenomeno giovanile di tendenza che negli ultimi mesi sta suscitando un acceso dibattito che coinvolge i cittadini residenti, le Istituzioni, gli esercenti dei locali pubblici del centro storico ed ovviamente i clienti.
Il nostro interesse deriva da due ragioni. La prima sta nel fatto che noi, in quanto giovani, siamo spesso frequentatori di locali pubblici e di spazi di aggregazione giovanile e quindi i naturali destinatari degli street-bar. La seconda motivazione nasce dal nostro impegno politico nell’Italia dei Valori, il Partito che considera il rispetto delle regole la condizione essenziale per una società che si vuol definire giusta, evoluta e tollerante.
La nascita a Ferrara di numerosi locali pubblici adibiti all’intrattenimento giovanile ha indubbiamente sortito un effetto positivo per l’intera città perché ha permesso di rivitalizzare un centro storico che altrimenti avrebbe visto prima o poi un lento ma inesorabile declino urbanistico, sociale ed economico.
Nel processo di rilancio di questa importantissima parte della nostra città, un ruolo fondamentale l’ha assunto l’Amministrazione comunale di Ferrara che, dimostrando lungimiranza e attenzione ai problemi, ha messo in atto una serie di interventi che hanno restituito ai ferraresi ed ai numerosissimi turisti un centro storico ben curato, a misura d’uomo, ricco di opportunità ricreative ed aggregative. Insomma un centro storico assolutamente degno di una città patrimonio dell’umanità.
In un contesto di vitalità ritrovata del centro storico, di spinta verso il nuovo e l’alternativo, gli street-bar ovvero i bar di strada, hanno trovato un terreno molto fertile. Gli street-bar non sono un invenzione ferrarese. Molte città europee, ma anche molte località balneari italiane, vedono da anni le loro strade invase da migliaia di giovani che si dedicano all’ormai consueta “bevuta di strada”. Noi giovani non vogliamo rinunciare a divertirci, a vivere la nostra età in spensieratezza ed a frequentare i nostri coetanei, magari ascoltando musica e bevendo una birra. Ma lo vogliamo fare nel rispetto degli altri e soprattutto mettendoci nei panni dei residenti del centro storico, spesso anziani, costretti a notti insonni per il rumore proveniente dagli street bar senza regole.
Per questo motivo noi giovani dell’Italia dei Valori di Ferrara auspichiamo che il fenomeno degli street-bar non sfugga al controllo delle Istituzioni e degli esercenti pubblici ma che invece venga gestito attraverso l’applicazione di regole che pongano al centro i diritti dei cittadini residenti.
Solo così potremo superare i conflitti, anche quelli generazionali, non assisteremo alla demonizzazione degli street bar e dei loro giovani frequentatori e si apriranno per gli esercenti possibilità di incremento della loro attività.
Ma c’è bisogno dell’impegno si tutti, in particolar modo dei titolari dei locali. A questo proposito ricordiamo che nella manovra di bilancio per il 2007 sono stati stanziati dal Comune di Ferrara 450 mila euro per il sostegno a fondo perduto delle attività commerciali e produttive del centro cittadino. Secondo noi questa misura risponde al principio "do ut des" ovvero "io do affinché tu dia". Dobbiamo quindi attenderci che da parte degli esercenti vi sia la massima collaborazione con le istituzioni e l'accettazione di regole che permettano la civile convivenza tra i giovani utenti degli street bar ed i cittadini residenti. L'applicazione agli street-bar di regole, ancorché rigide, non è un accanimento verso gli esercenti dei locali pubblici del centro storico o verso i giovani ma un doveroso riconoscimento del diritto alla quiete dei residenti.

I Giovani dell’Italia dei Valori di Ferrara

01 marzo 2007

Aumenti delle tariffe di teleriscaldamento applicate da HERA s.p.a.: dopo un mese attendiamo ancora i chiarimenti richiesti.


E’ ormai trascorso un mese da quando l’Italia dei Valori di Ferrara ha chiesto al Comune di Ferrara chiarimenti in merito ai forti aumenti delle tariffe per il teleriscaldamento applicate nell’ultimo anno da HERA s.p.a.
Quello dell’aumento tariffario per il teleriscaldamento, che in molti casi sfiora il 50%, è un problema che riguarda 18 mila famiglie ferraresi. Per alcune di esse si prospettano addirittura situazioni di morosità dovute alle difficoltà a far quadrare i bilanci familiari per effetto del caro bolletta.
L’Italia dei Valori, ritenendo i rincari spropositati e non giustificati, ha posto la questione al Sindaco affinché si chiarissero le ragioni degli aumenti e si fornissero agli utenti precise garanzie in fatto di trasparenza, di controllo e di equità delle tariffe applicate al servizio di teleriscaldamento fornito da HERA.
E’ bene ricordare che l’art.19 della delibera comunale del luglio 2002, relativa al rinnovo dell’affidamento del servizio di teleriscaldamento ad HERA, stabilisce che il Comune di Ferrara ha il potere di controllare che la gestione avvenga nel pieno rispetto delle condizioni registrate dal contratto di servizio. Si tratta quindi di capire se il Comune ha esercitato in maniera puntuale ed efficace questo diritto-dovere.
Purtroppo, a distanza di un mese dalle richieste di chiarimento dell’Italia dei Valori, nessuna risposta è giunta.