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20 aprile 2007

L'Italia dei Valori di Ferrara propone di dimezzare la potenza della centrale turbogas.


L’Italia dei Valori è sempre stata contraria alla costruzione della centrale turbogas da 800 Mw e coerentemente ha sempre assunto delle posizioni pubbliche su questo tema. La nostra posizione non è cambiata. Riteniamo, però, che una forza di governo qual è la nostra debba assumere delle responsabilità per governare i processi della società.Siamo fermamente convinti che una potenza di 800 Mw ha come unica giustificazione l’ammortamento dei costi nel più breve tempo possibile, attraverso la vendita di energia alla rete nazionale, da parte della SEF, la società proprietaria della centrale, e che tale potenza nulla abbia a che fare con il fabbisogno del territorio presente e futuro, poiché già oggi le centrali in funzione alimentano l’intero polo chimico e producono un surplus per la rete nazionale. Se è comprensibile la logica del privato che investe e che vuole ottenere, giustamente, un ritorno, non altrettanto è comprensibile avallare tale logica da parte della pubblica amministrazione che ha altre finalità prioritarie, in primo luogo la tutela della salute e dell’ambiente.Inoltre, dal punto di vista dell’impatto, la costruenda centrale non migliorerà le condizioni ambientali, anzi la produzione di Nox (ossidi di azoto) aumenterà del 28%, portando le emissioni complessive dalle attuali 846 t/anno a 1085 t/anno. Ciò significa che per restare nel limite attuale la centrale dovrà funzionare al 56% delle sue potenzialità. Sarà disposta la SEF a far funzionare l’impianto a poco più della metà delle sue potenzialità a fronte di investimenti rilevanti per una potenza doppia? Chi controllerà il rispetto dei limiti considerato che, per fare un esempio concreto, sulle manutenzioni delle centrali attualmente in funzione gli enti pubblici non hanno alcun potere di controllo né le proprietà sono tenute a informarli?Questa centrale nasce già vecchia, oltre che sovradimensionata, se è vero, come dice il professor Francesco Dondi dell’Università di Ferrara nel n. 3/2006 di Piazza Municipale, periodico di informazione del Comune, che “in riferimento alle direttive europee per il 2020, tutte le emissioni dovranno essere ridotte e così quelle della centrale di Ferrara”. Dunque, già oggi, a lavori non ancora ultimati, quindi in una situazione ottimale per rivedere le scelte compiute, si sa che questa centrale dovrà ridurre le emissioni. Come saranno ridotte, se la potenza resta quella prevista di 800 Mw? Inoltre, sempre su Piazza Municipale, il monito lanciato dal prof. Dondi è chiaro e preoccupante per le conseguenze sulla salute dei cittadini. Dice infatti: “In generale, su questi temi, si segnala la necessità di acquisire ulteriori dati scientifici e si ravvisa, anche a livello nazionale, che la ricerca purtroppo procede con lentezza”.A fronte dei dubbi di uno studioso abbiamo le certezze granitiche dei sostenitori della centrale, comprese, purtroppo, le Amministrazioni Comunale e Provinciale e alcuni alleati del centro sinistra. Ma non basta: “L’esperienza dei lavori nella commissione sulla turbogas (voluta dal Consiglio comunale, ndr) ha evidenziato come ci siano lacune estremamente importati nella politica scientifica che l’Italia sta svolgendo in merito alle tematiche ambientali. Non abbiamo strumenti adeguati – è sempre il prof. Dondi che parla – per conoscere ciò che accade nel nostro ambiente. Per quanto riguarda la centrale di Ferrara i responsabili dei gravi problemi ambientali non sono gli ossidi di azoto che escono dal camino, ma è l’acido nitrico che si forma in atmosfera dopo quattro o cinque giorni dall’emissione. Significa che tutto il complesso delle emissioni agisce in modo complicato e bisogna quindi scientificamente capire questi meccanismi di interazione”.Ebbene, alla luce di queste considerazioni di uno studioso, invochiamo l’adozione del principio di precauzione che deve essere fatto proprio dalle autorità preposte alla tutela della salute pubblica. Poiché i lavori non sono ancora ultimati e visto che entro l’estate sarà testato il funzionamento del primo modulo della centrale da 400 Mw, proponiamo ai nostri alleati di centro sinistra e a tutte le forze politiche di confrontarsi sulla proposta di limitare la costruzione della centrale a 400 Mw, facendo salvo, così, l’investimento dei privati e riducendo l’impatto ambientale. Una potenza simile, con tutti gli accorgimenti della migliore tecnologia disponibile, sicuramente sarebbe migliorativa della situazione ambientale attuale, purché la produzione di energia sia in continuo sulle 24 ore e non con stop and go (come invece sembra avverrà per la centrale prevista) che fanno innalzare i picchi di emissione in corrispondenza delle punte di massima potenza.Se oggi la consapevolezza e l’informazione dei cittadini ha raggiunto alti livelli lo si deve al lavoro instancabile dei comitati e alle associazioni ambientaliste che hanno surrogato un deficit di informazione delle istituzioni su questo tema, tanto che circa 11.600 ferraresi hanno espresso il loro no alla centrale in un referendum autogestito, dopo che, colpevolmente, non si è ritenuto di indire un referendum istituzionale.Vogliamo sperare che su questa nostra proposta si apra il confronto nella città e tra le forze politiche, in particolare del centro sinistra, perché il rischio è di condizionare negativamente il futuro ambientale e sanitario di Ferrara per i prossimi trent’anni.

Il Direttivo Provinciale dell'Italia dei Valori di Ferrara

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