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17 aprile 2012

Una Scuola pubblica di valore per sconfiggere la crisi economica

Grande partecipazione, ieri, 16 aprile, all’iniziativa organizzata dall’IDV di Ferrara in occasione della Settimana della Cultura dal titolo “La cultura come valore”, che si è tenuta presso la Sala dell’Arengo della Residenza Municipale di Ferrara. L’evento, aperto a tutta la cittadinanza, moderato dalla coordinatrice provinciale dell’IDV di Ferrara, Susanna Tasso, ha visto i significativi interventi di Paolo Latella, responsabile del Dipartimento Istruzione IDV Lombardia, Simonetta Renga, Direttore del Dipartimento di Economia e docente di Diritto del Lavoro presso l’Università degli Studi di Ferrara, Christian Lucchiari, rappresentante degli studenti universitari della Facoltà di Lettere e Filosofia di Ferrara, Luca Farinelli, docente di Istituto di Istruzione Secondaria di 2°, Federico Monesi, assessore Scuola e Formazione Comune di Copparo e dell’On. Pierfelice Zazzera, Componente VII Commissione Cultura Scienza Istruzione. “Sono orgogliosa e felice dell’ampia partecipazione che ha avuto la nostra iniziativa- ha commentato la coordinatrice , Susanna Tasso, che è stata fortemente voluta dall’Italia dei Valori per infrangere quel silenzio che aleggia sulla Cultura, sulla Scuola, sulla Formazione. Dopo la Riforma Gelmini la Scuola e l’Università sono diventate più povere, le classi più numerose, il personale docente e non docente è stato ridotto, gli istituti scolastici con il Dimensionamento hanno assunto enormi proporzioni e i dirigenti scolastici sono stati destinati a funzioni più burocratiche che didattiche, gli studenti hanno visto ridotta l’offerta formativa, la ricerca è stata definanziata. L’avvento del governo tecnico sembra aver acquetato qualsiasi forma di riflessione critica sulla Scuola eppure il nuovo avanza rappresentato dalla Legge Formigoni Aprea sull’autonomia scolastica, sulla trasformazione dei Consigli d’Istituto in CDA, sulla chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti scolastici. L’impegno dell’IDV è di riaccendere i riflettori sulla Scuola e la Cultura per una scuola pubblica di tutti e per tutti. Un contributo significativo al dibattito è stato offerto dall’On. Pierfelice Zazzera, che è intervenuto riportando, tra l’altro, dati allarmanti: “Negli ultimi 3 anni la Cultura in Italia non è stata ritenuta un valore infatti 8 miliardi di E sono stati sottratti alla Scuola, 1 miliardo e mezzo di E all’Università, 800 milioni di E alla ricerca scientifica 1 miliardo di E ai Beni culturali. E’ stato rubato il futuro a questo paese e si è pensato di non investire più nell’unica vera risorsa che abbiamo. Per questo, ha dichiarato l’On. Zazzera, noi dell’IDV abbiamo presentato una legge che prevede una riforma complessiva della Scuola e formulato proposte per recuperare risorse per la Cultura.

1 commento:

Angelo ha detto...

L'attacco alla scuola pubblica ha avuto inizio già ai tempi di Berlinguer ma nessuno si sarebbe mai immaginato che la scuola, quella pubblica per definizione, avrebbe fatto questa fine!
Contrariamente ai governi precedenti, l'ultimo governo di centrodestra si è distinto per una vera e propria crociata contro la scuola pubblica e per farlo ha usato due argomenti che facilmente potevano fare, come hanno fatto, breccia nell'opinione pubblica:
1. i docenti italiani sono troppi;
2. i docenti italiani sono impreparati e scansafatiche.
Ovviamente sono due bugie grosse quanto una casa ma la stragrande maggioranza degli italiani ama le bugie e ama ancor di più chi sa raccontargliele.
Purtroppo i docenti già da tempo sono stati dimenticati da quel poco che resta delle rappresentanze sindacali.
Della campagna di delegittimazione della dignità, ancor prima che della professionalità, portati avanti con scientifica propaganda dai mezzi di informazione (quasi tutti in mano all'ex governo.....), i docenti sono stati le vittime predilette.
Ecco perché oggi è MOLTO frequente che un genitore aggredisca un insegnante, perché in questo suo modo di fare non si sente più un carnefice ma un giustiziere. E molti genitori picchiano i docenti senza chiedersi perché lo fanno, magari su una semplice insinuazione del figliuolo prediletto. Se ne sentono autorizzati dalle notizie che apprendono dai mass media e questo a loro basta e avanza. Anche quando sono gli stessi alunni a picchiare gli insegnanti, fino ad arrivare all'assurdo che anche un bambino di dieci anni può spappolare la milza ad una maestra, vi sentite dire da molti genitori e da molti mezzi di "disinformazione-diseducazione" che in fin dei conti sono "cose di ragazzi". E sono "cose di ragazzi" lo sentirete dire anche da Dirigenti scolastici che tentano di sottacere fatti gravissimi pur di evitare rogne alla propria scuola. Dirigenti disposti anche a mettersi contro il docente innocente pur di salvare se stessi. Sono questi una nuova categoria di Dirigenti scoalstici, la più pericolosa, quella a cui Brunetta ha dato il potere (perché di potere si tratta) di licenziare gli insegnanti e, ancora, quella a cui il precedente governo distruggi-scuola voleva dare la facoltà di nominare direttamente i docenti.
Diversa cosa è quando un insegnante, esasperato dal comportamento a dir poco provocatorio di un alunno, si permette di strattonarlo o, a limite, di dargli uno schiaffo, diventa irrimediabilmente un MOSTRO da sbattere in prima pagina.
Come sono cambiati i tempi! In bene? In male?
Io so solo che quando in un paese uno, che per prendere un diploma attraversa tre istituti diversi (privati?) e per prendere una laurea in giurisprudeneza emigra da Brescia a Reggio Calabria, diventa ministro dell'Istruzione a soli 35 anni, con un curriculo che dimostra la poca "conoscenza" del mondo della scuola, è un paese senza futuro.
Che quando in un paese, un ventiduenne che non è riuscito a prendere un diploma di maturità (se non al suo terzo tentativo), diventa consigliere regionale per sicuro nepotismo e, caso mai, anche lui decide le sorti del paese, questo è un paese senza futuro.
Che quando un ministro di questa repubblica ti viene a dire che "con la cultura non ti ci fai un panino", questo è un paese senza futuro.
Come purtroppo è senza futuro questa nuova classe docente fatta di vecchi insegnanti assuefatti e precari psicologicamente sottomessi. Una classe destinata a morire di agonia lenta se non ritrova se stessa. Ma, se proprio deve morire che morisse con dignità, in piedi!
Il '68 garantì il diritto allo studio, l'emancipazione della classe operaia e la forte rappresentanza sindacale. Certo non furono tutte cose positive.
Ora ci stanno togliendo tutto quello che abbiamo conquistato nell'indifferenza generale. Non ci resta che una cosa da fare, o ritornare ad essere un popolo di emigranti o fare un nuovo sessantotto culturale.