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18 dicembre 2006

Una centrale turbogas a Ferrara: domande e risposte.



A cura di Legambiente, Amici della Bicicletta e Comitato per una Città Sostenibile di Ferrara

Perchè una centrale turbogas a Ferrara? (quali benefici e quali rischi comporta?)

Non c’è alcun valido motivo per fare una megacentrale in città. Non ci saranno benefici per i cittadini, ma solo per l’azienda produttrice, che opera in un mercato ricchissimo e per di più protetto. La lunga battaglia per la verità condotta dai Comitati ha via via svelato tutte le false informazioni fatte circolare. Anzitutto, l’energia prodotta non servirà a Ferrara ma sarà venduta alla rete nazionale: al polo chimico è sufficiente quella della attuale centrale CTe2 da 60 MeW (che marcia a metà del suo potenziale e funziona per il 60% a metano).
E’ ridicolo, passando da una potenza di 60 a 800, parlare di sostituzione, poiché la migliore tecnologia usata non è sufficiente a garantire un minor inquinamento, che si ottiene unicamente a parità di potenza.
Rilanciare il polo chimico con la Turbogas si è dimostrata un'altra dichiarazione infondata. È invece ora di bonificare, superare e riconvertire il polo chimico.
Che la Turbogas sia il ”prezzo da pagare” per obbligare le industrie a bonificare i suoli contaminati è altrettanto infondato. La bonifica è un obbligo di legge. L’intervento proposto dalla SEF, società costruttrice - gravemente carente secondo molti esperti – riguarda meno del 3% del totale (solo l’area su cui sorgerà la centrale). Nulla si sa degli altri 260 ettari.
La contropartita dei rischi è altissima. Aumentano l’inquinamento dell’aria, l’inquinamento acustico e il riscaldamento delle acque di scarico in Po; peggiora ulteriormente un microclima già gravemente compromesso nella Pianura padana. Tutti rischi annunciati dagli esperti del nostro comitato e confermati dalla inascoltata commissione di esperti universitari guidata da Prodi.
Molti sono i rischi per la salute (tumori, allergie, malattie respiratorie, nervose e cardiocircolatorie), dovuti all’esposizione alle polveri fini e agli altri inquinanti. In una città con tassi di morte per tumore elevatissimi non basta dire che la situazione non peggiorerà: dovrebbe essere un alto impegno civile e morale fare ogni sforzo per limitare l’esposizione ad agenti inquinanti.


Se la centrale turbogas di Ferrara - così come è stata concepita - fosse già in funzione, come inciderebbe sulla situazione ambientale della città?

Le polveri fini e ultrafini immesse in atmosfera dalla turbogas sono in gran parte derivanti dagli NOx (ossidi di azoto).
Rispetto alla situazione attuale, la centrale incrementerebbe del 28% la produzione di Nox, aggiungendosi agli altri inquinanti prodotti dal polo chimico, per un totale di 1085 t/anno contro le 846 t/anno attuali. Per garantire questi livelli di emissione la centrale deve funzionare al 56% della sua potenza.
A questo proposito gli studi CAFE (Clean Air For Europe) della Commissione Europea, in considerazione del fatto che la pianura padana è una delle due zone critiche in Europa, raccomanda di ridurre la quantità degli NOx, per le centrali termoelettriche, del 40% di qui al 2020.
L’impianto, consumando circa un miliardo di metri cubi di metano all’anno, contribuirà in maniera significativa sia al consumo delle risorse energetiche non rinnovabili, sia all’aumento di gas che innalzano la temperatura planetaria, sul piano sanitario.
Riguardo all’impatto acustico, per le abitazioni più esposte del Barco, pur essendo stato valutato con un metodo considerato inadeguato, alcuni monitoraggi sono risultati superiori ai limiti di legge.


E' possibile limitare l'impatto ambientale della centrale ed eventualmente attraverso quali azioni?


Quello che era possibile fare era chiaramente indicato nella denuncia dell’ingegner Francesco Guggi (ex direttore dei lavori), che segnalò tutti i rischi della costruzione dell’edifico della centrale e nella relazione dell’Università coordinata da Franco Prodi. Entrambi inascoltati. Basta andarle a rileggere. Ad esempio che fine hanno fatto le considerazioni sui filtri più efficienti per ridurre le emissioni nocive?


Quale politica energetica è auspicabile per il futuro del territorio ferrarese?


Anche a Ferrara è giunto il momento di voltare pagina rispetto ai combustibili e alle tecnologie che alterano il clima. Oltre ai vantaggi per la salute e per l’ambiente, le energie da fonti rinnovabili possono fare da volano per una nuova crescita economica e occupazionale. Senza pensare a progetti fantascientifici, c’è oggi tantissimo margine per recuperare efficienza e risparmiare. Non c’è bisogno di aspettare lo Stato, le politiche locali sono fondamentali per il successo in questa direzione (ultimo esempio è quello di Barcellona, che sfrutterà l’energia solare per tutte le nuove costruzioni) E da noi? si userà il solare almeno per il nuovo ospedale? Si ridurranno almeno gli sprechi del riscaldamento degli ambienti pubblici? Purtroppo la turbogas è una risposta vecchia e sbagliata che condizionerà per i trent’anni futuri la politica energetica della città, lasciando poco spazio a una diversa soluzione del problema energetico.

07 dicembre 2006

Il sequestro della centrale a biomasse di Bando ha evidenziato l'inadeguatezza dei controlli di ARPA


Il sequestro dell'impianto è solo l'epilogo di una lunga serie di fatti, sospetti ed esposti (anche anonimi) che si sono susseguiti da oltre un anno a questa parte. Quindi non si può parlare di un fulmine a ciel sereno!
L'intera vicenda, al di là delle responsabilità penali che verranno accertate a carico dei rappresentanti della San Marco Bioenergie, evidenzia un fatto particolarmente preoccupante: l'inadeguatezza del sistema dei controlli messi in atto dall'ARPA.
Senza voler fare processi sommari e senza necessariamente pensare all'esistenza di atteggiamenti omertosi e conniventi di coloro che sono proposti ai controlli, viene da chiedersi se almeno non vi sia stata superficialità, incompetenza e pressappochismo da parte dei tecnici ferraresi dell'ARPA.
Ed è proprio sull'efficacia dei controlli dell'ARPA che noi di IDV a Ferrara abbiamo più volte puntato l'indice, sostenendo - crediamo a ragione - che l'ambiente e la salute dei cittadini non venivano sufficientemente tutelati.
Il nostro atto di accusa è senz'altro molto aspro, ma necessario. Alla vigilia dalla messa in funzione della mega centrale turbogas e dell'inceneritore da 150 mila tonnellate di rifiuti, ci preme porre al primo posto la legalità in campo ambientale e la salute dei ferraresi, questioni che non possono prescindere da controlli rigorosi, tempestivi ed approfonditi.
Senza un efficace sistema di monitoraggio delle emissioni di inquinanti nell'aria e senza una convinta azione di repressione degli illeciti ambientali, non possiamo affatto dirci tranquilli e fiduciosi nel futuro.

05 dicembre 2006

“Sensibilità chimica multipla”: interrogazione in Regione dell’Italia dei Valori per la tutela dei malati “dimenticati”.


Il Consigliere Regionale dell’Italia dei Valori, Paolo Nanni, su specifica sollecitazione di un gruppo di malati ferraresi, ha presentato oggi un’interrogazione all’Assemblea Legislativa regionale al fine di sensibilizzare le Istituzioni sanitarie su una malattia, la “sensibilità chimica multipla” (M.C.S.), che seppur poco conosciuta colpisce in tutto il mondo milioni di persone, soprattutto lavoratori esposti ad agenti chimici tossici.
La M.C.S. è irreversibile, progressiva e non esiste, al momento, una cura. Nell’arco di pochi anni dalla comparsa della malattia i sintomi si cronicizzano e, senza un adeguato sostegno, la sindrome può avere conseguenze molto gravi sino a provocare emorragie, collassi, ictus o infarti, tumori e leucemie.
Indispensabili ausili terapeutici sono acquistabili solo all’estero e senza la copertura del Sistema Sanitario Nazionale.
In Emilia Romagna ed in particolare a Ferrara, i malati non hanno un centro di riferimento ospedaliero con medici qualificati ed esperti a cui rivolgersi, non dispongono né di un ambulatorio per il ricovero adeguatamente allestito per l’accesso e la sosta di persone chimicamente sensibili, nessuna autoambulanza compatibile, nessuna diagnosi, nessun riconoscimento di invalidità, nessuna esenzione ticket, nessun rimborso per ausili terapeutici, per cure specifiche. Tutto ciò contrariamente da quanto stabilito dalla delibera della Giunta della Regione Emilia Romagna n. 25/2005, approvata il 17/1/2005.
Per queste ragioni e per dare opportune risposte ai tanti malati di M.C.S., putroppo dimenticati dalle Istituzioni sanitarie, il Consigliere Regionale Paolo Nanni, ha interrogato la Giunta Regionale al fine di conoscere quali iniziative verranno adottate per un’adeguata individuazione e organizzazione del Presidio accreditato per la diagnosi e terapia della Sensibilità Chimica Multipla all’interno dell’Azienda Ospedaliera di Bologna e per la puntuale attuazione della delibera in vigore con particolare riferimento al sostegno finanziario ai soggetti colpiti.
Viene inoltre interrogata la Giunta Regionale per sapere se è in atto o è prevista l’attuazione di un protocollo per la sperimentazione scientifica di una cura per la patologia in questione.

Massimiliano Fiorillo