Elezioni Europee 2014

15 marzo 2008

Politiche 2008: presentazione dei candidati ferraresi e del programma dell'I.D.V.


L’ITALIA DEI VALORI ha scelto di sostenere la candidatura a premier di Walter Veltroni e quindi di correre in apparentamento con il P.D.
Una scelta che nasce dalla condivisione del programma politico del candidato premier, alla cui scrittura l’ITALIA DEI VALORI vi ha contribuito con proposte ed idee. In esso sono state riconosciute questioni per noi importanti ed irrinunciabili, prima tra tutte quelle attinenti l’etica in politica ed il rispetto della legalità. Risultato di ciò è l’aver accettato regole comuni per la non candidabilità di persone condannate con sentenze passate in giudicato e per favorire il ricambio generazionale della classe politica, privilegiando le donne ed i giovani.
L’ITALIA DEI VALORI è per una politica del fare, una politica che sappia cioè compiere scelte per il bene del Paese, che sappia esprimere un governo stabile in grado di decidere senza dover sottostare a contrapposizioni interne alla coalizione, a veti incrociati ed a ricatti. Un clima, questo, che ha caratterizzato il passato esecutivo e che ha reso estremamente difficile l’azione di governo.
Noi dell’ITALIA DEI VALORI siamo ancora tra quelli che credono nell’importanza dell’unitarietà delle forze di centro-sinistra ma riteniamo che il percorso di aggregazione e di condivisione di un progetto politico comune debba riguardare forze politiche omogenee, non condizionate da barriere ideologiche e da egoismi di partito.
Ha fatto bene Walter Veltroni ad abbandonare l’idea dell’autosufficienza perché l’alleanza con l’ITALIA DEI VALORI rappresenta per il PD un’energia aggiuntiva per battere il centro destra di Berlusconi. Avremmo potuto correre da soli ottenendo sicuramente un migliore risultato elettorale, ma è prevalso in noi il senso di responsabilità, lo spirito unitario e l’interesse per il Paese.
Ne è nato quindi un patto tra ITALIA DEI VALORI e PD che, a testimonianza della volontà di intraprendere un percorso politico-programmatico comune, porterà alla creazione di un gruppo parlamentare unico.
Questo non significa che ITALIA DEI VALORI si scioglie, anzi, semmai sarà il contrario.
ITALIA DEI VALORI infatti continuerà ad esistere ed a portare avanti le sue battaglie che riguardano questioni importantissime per la democrazia, per lo sviluppo del paese e per il bene comune.
Legalità, giustizia, pluralismo e libertà d’informazione, soluzione del conflitto d’interessi sono le nostre priorità nella prossima legislatura.
Faccio mie le parole di Leoluca Orlando quando dice che le elezioni del 13 e 14 aprile saranno una sorta referendum sui valori della legalità, dove i cittadini dovranno dire se vorranno un Paese ispirato ad un modello di sviluppo civile, sociale ed economico fondato sulla legalità, sul rispetto delle regole e delle persona, oppure l’Italia dei condoni che premiano i furbi, delle leggi ad personam, del precariato a tempo indeterminato; l’Italia di chi – ed è il caso di Silvio Berlusconi – assolve sul piano morale l’elusione e l’evasione fiscale.
Noi dell’ITALIA DEI VALORI abbiamo deciso quale paese vogliamo ed abbiamo fatto la nostra scelta di campo. Vogliamo una giustizia che assicuri la certezza della pena e processi più brevi. Noi crediamo in una magistratura autonoma ed indipendente, libera di poter esercitare il proprio ruolo senza l’interferenza della politica. Noi vogliamo un parlamento senza condannati ed una legge uguale per tutti.
Altra emergenza democratica di questo paese è rappresentata dal conflitto d’interessi; il più macroscopico è quello in capo a Silvio Berlusconi, candidato alla guida del paese ed, al tempo stesso, detentore di uno strapotere mediatico.
Diretta conseguenza di ciò è un sistema dell’informazione distorto, sempre più piegato al volere della politica e dei poteri economici e che ha perso i connotati del servizio d’interesse pubblico e generale.
Una sola televisione pubblica senza pubblicità, pagata dal canone e sottratta all’influenza dei partiti, esecuzione sentenza europea su Europa 7 e spostamento di Rete 4 sul satellite, limite di una sola rete per i concessionari privati - come Mediaset, abolizione dei finanziamenti pubblici all’editoria sono le nostre proposte per un’informazione plurale e libera.
Naturalmente l’impegno e l’attenzione dell’ITALIA DEI VALORI riguarderà anche i classici temi della politica come il lavoro, con la lotta al precariato e il riconoscimento ai giovani si un reddito minino garantito; la sicurezza dei cittadini, non ultima quella sui luoghi di lavoro con l’applicazione sanzioni severe e maggiori controlli; la lotta agli sprechi nella P.A. e la riduzione dei costi della politica; il sostegno alle famiglie, con agevolazioni sulla prima casa per le giovani coppie ed il riconoscimento dei diritti alle unioni di fatto; la tutela dell’ambiente, attraverso politiche che incentivano l’uso di fonti energetiche rinnovabili ed il trasporto pubblico.
Ebbene, prima di passare alla presentazione dei candidati ferraresi, mi preme dire che ITALIA DEI VALORI sarà pertanto presente nella scheda elettorale con il proprio simbolo e propri candidati; quindi un voto dato all’ITALIA DEI VALORI è un voto dato a sostegno di Walter Veltroni e per il buon governo del Paese.

Segue la presentazione dei singoli candidati.

Camera dei Deputati (capolista Antonio Di Pietro)

9° GROPPI Roberto
16° MARCHESINI Alessandro
28° MONESI Federico
31° VICENTINI Valerio

Senato della Repubblica (capolista Luigi Li Gotti)

7° MANZAN Paola
16° MELAGRANI Stefano
18° RUSSO Roberta

Massimiliano Fiorillo
Segretario Provinciale I.D.V. – Ferrara

08 marzo 2008

Democrazia ed informazione

Per vedere il video clicca qui.

dal blog di Antonio Di Pietro

Ho deciso di denunciare all’autorità giudiziaria i componenti dell'Authority per le Garanzie nelle Comunicazioni per il loro mancato intervento sull’attuale uso partigiano e criminoso delle televisioni. Mi riferisco all’attribuzione di spazi televisivi in modo prevalente a pochi fortunati esponenti di partito e all’esclusione quasi completa di altri, tra cui l’Italia dei Valori.
Una informazione falsata, come è quella attuale, sta trasformando delle libere elezioni in una farsa degna di Ceaucescu e di Pinochet. Senza una libera informazione non vi è democrazia, il risultato elettorale viene, come è ovvio, alterato.
L'Authority per le Garanzie nelle Comunicazioni non ha mosso un dito per dare esecuzione alla sentenza europea su Europa7 e spostare Rete4 sul satellite e ha invece sanzionato Anno Zero per un supposto mancato contraddittorio. Quanti voti sposta la propaganda di Emilio Fede, un direttore di telegiornale abusivo, cantore a tempo pieno di un aspirante premier che è anche il suo padrone?
L'Authority non sta facendo il lavoro per il quale è pagata dai cittadini italiani: vigilare sull’informazione. La mia denuncia, purtroppo, non avrà un esito prima delle elezioni. In ogni caso, questa Authority va messa in discussione subito dopo le elezioni.
E’ ormai diventata la foglia di fico di un conflitto di interessi gigantesco tra politica e informazione, un vero pericolo per la democrazia.

Pubblico anche una mia dichiarazione video registrata questa mattina sull'argomento.

01 marzo 2008

Io Sostengo Italia dei Valori



Caro/a amico/a,
ti segnalo la nuova iniziativa "io sostengo l’Italia dei Valori"
Per avere tutte le informazioni al riguardo ti invito a visitare il sito http://italiadeivalori.antoniodipietro.com/iosostengo/index.php, dove, se lo vorrai, potrai iscriverti gratuitamente e ricevere tra l’altro la Card del Sostenitore, la maglietta ed altro materiale informativo. Inoltre, potrai entrare a far parte del "Social Network dell’Italia dei Valori” e quindi creare gruppi locali e tenerti aggiornato sulle iniziative, sul materiale pubblicato, sui nuovi strumenti on line che ti consentiranno di partecipare all’attività del Partito.

“Io sostengo Italia dei Valori” è l’iniziativa per dare il tuo appoggio alle attività e alle battaglie di Italia dei Valori. Si tratta del tuo sostegno libero e spontaneo.

Ti ricordo che La Card del sostenitore non è una tessera di partito e non offre quindi i diritti di un tesserato. Se vuoi tesserarti vai alla pagina del tesseramento http://italiadeivalori.antoniodipietro.com/idv/tesseramento_offline.php

Per tutte le informazioni relative all’attività dell’Italia dei Valori a Ferrara e Provincia puoi contattarmi:

• lasciando un messaggio ed il tuo recapito telefonico alla segreteria telefonica/Fax: 1782729676 * (sarai ricontattato)

• inviandomi una mail all’indirizzo massimiliano.fiorillo@italiadeivaloriferrara.it oppure info@italiadeivaloriferrara.it

• contattandomi su Skype ** al nome utente: masfior

Inoltre, puoi visitare il sito dell’Italia dei Valori di Ferrara, www.italiadeivaloriferrara.it e il blog http://italiadeivaloriferrara.blogspot.com/.

Grazie e spero di averti tra i sostenitori dell’Italia dei Valori.
Cordialmente.

Massimiliano Fiorillo
(Coordinatore Provinciale Italia dei Valori – Lista Di Pietro – Ferrara)



(* al solo costo di una chiamata urbana da tutta Italia)
(** per parlare gratis con gli utenti Skype, per videochiamare ed altro ancora, scarica gratuitamente Skype dal sito www.skype.it)

20 febbraio 2008

11 punti per cambiare l'Italia (clicca sull'immagine)

Clicca sull'immagine per ingrandirla oppure clicca sul titolo per andare alla pagina del programma politico dell'Italia dei Valori.

18 febbraio 2008

Ricambio generazionale, mancano i maestri.


Se ne parla tanto di ricambio generazionale… il mio punto di partenza è come sempre una sua definizione, sulla cui base costruirmi un’opinione il più possibile motivata.
Devo ammettere che è risultato piuttosto faticoso trovare una definizione che si confacesse alle mie aspettative, l’interpretazione che prevale del concetto è piuttosto tecnica e materiale ed è riassumibile con “processo di rinnovamento mediante il quale una popolazione sostituisce le perdite per decesso con le nascite”. Ok, già da questa definizione mi appare chiaro quanto questo concetto trovi scarsa applicazione nella realtà che mi circonda. La popolazione Italiana diventa ogni giorno che passa più vecchia e a questo concorrono più fattori: la diminuzione della fecondità, l’innalzamento dell’aspettativa di vita e la riduzione del tasso di mortalità.
Di per sé gli ultimi due fattori citati non possono che essere accolti con favore, certo sono indice di un progresso. La scienza, grazie ai continui e sorprendenti sviluppi tecnologici, ha consegnato nelle nostre mani innumerevoli strumenti di benessere e tutela della nostra salute.
Per quanto riguarda il primo fattore mi pare tuttavia di poter affermare che non rappresenti un indice di progresso ma al contrario di regresso, di progressivo annullamento.
Spero di non essere il solo a riconoscere la bellezza, la capacità di rinnovamento, la freschezza, l’incisività, il coraggio, l’audacia, la capacità di sognare che ci contraddistinguono in età giovanile. La frase “i giovani sono il nostro futuro” non è una banale affermazione, non è retorica, è la realtà oggettiva, sotto tutti i punti di vista. A volte mi pare che questa realtà sia sottovalutata. Non solo ci sono sempre meno giovani, ma, cosa ancora più grave, quegli stessi giovani vengono lasciati a sé stessi, demotivati, disincentivati, disillusi, bollati come “bambaccioni”, sfruttati in qualità di “consumatori” o “risorse umane”, malpagati, corrotti da modelli e stili di vita fasulli, non virtuosi, che ne annullano la capacità di sognare, di creare, di vivere. Sapete cos’è che manca veramente a un giovane? Manca la figura di un Maestro.
Mancano dei modelli da inseguire, mancano i genitori, mancano gli insegnanti, manca una classe dirigente responsabile che si faccia promotrice di quei principi che non hanno colore, perché in sé li contengono già tutti: l’onestà, la solidarietà, il senso civico, l’umiltà, il rispetto per il prossimo.

Federico Monesi - Giovani dell'Italia dei Valori di Ferrara

26 ottobre 2007

Scandali (già) dimenticati: SISMI-CSM, Telecom-SISMI, Scaramella-Mitrokhin


di Pierpaolo Indino
(Giovani dell'Italia dei Valori di Ferrara)

Lo scorso 3 luglio 2007 gli italiani cominciano ad apprendere da TV, giornali e internet della scoperta di un nuovo scandalo politico-istituzionale, di un ennesimo scandalo che segue quelli che negli ultimi mesi hanno ulteriormente scalfito la già vacillante credibilità della nostra politica e delle nostre istituzioni.
Come anche nei casi precedenti le notizie arrivano una dopo l’altra, frammentate, confuse tanto da non rendere l’idea della gravità dei fatti riportati. Il giorno dopo la situazione è più chiara: nell’ambito dell’inchiesta Telecom è avvenuto, in via Nazionale a Roma, il ritrovamento di un importante archivio. Si apre un inchiesta parallela alla prima in cui è indagato Pollari insieme all'ex funzionario del Sismi Pio Pompa per peculato e violazione della corrispondenza elettronica.
Ma andiamo per ordine: il 3 luglio Pio Pompa si presenta davanti ai pm di Roma che lo indagano insieme con l'ex direttore del servizio Nicolò Pollari per rendere delle dichiarazioni spontanee con l’evidente finalità di sminuire la vicenda.
L’indomani però, a pronunciarsi in risposta al funzionario del Sismi è proprio l’organo di autogoverno della Magistratura. Per il Csm, l'opera di intelligence nei confronti delle toghe “si è concretizzata non solo nella raccolta e nella schedatura di materiali noti o comunque pubblici, ma anche in un capillare monitoraggio delle attività dei movimenti e della corrispondenza informatica di magistrati, mediante forme di osservazione diretta o a opera di terzi non individuati”. Non solo. Il documento del Csm sottolinea: “sono stati posti in essere dal Sismi specifici interventi tesi a ostacolare e contrastare l'attività professionale o politico culturale dei magistrati e delle loro associazioni”. In particolare, scrive al riguardo il relatore della risoluzione, Fabio Roia, l'attività di intelligence da parte del Sismi – “che si è protratta in modo capillare e continuativo, fino al settembre 2003 e in modo saltuario fino al maggio 2006 fu oggetto di ripetute informazioni al direttore del servizio e sembra quindi riferibile al Sismi in quanto tale e non a suoi settori deviati come conferma del resto nella memoria depositata alla procura di Milano il 7 luglio del 2006 il coordinatore di questa attività, Pio Pompa”. Infine, a preoccupare il Consiglio superiore della magistratura è anche il fatto che l'opera di intelligence nei confronti di magistrati “si è talora svolta con la partecipazione o l'ausilio di appartenenti all'ordine giudiziario”. Da quanto emerge dalla risoluzione, quasi l'intera procura di Milano è citata nell'archivio segreto di via Nazionale. I nomi di alcuni magistrati compaiono in elenchi; mentre per altri ci sono schede che danno conto sopratutto dei rapporti intrattenuti con autorità politiche: è il caso di dei pm milanesi Armando Spataro e Stefano Dambruoso e di Domenico Gallo.
Spiati anche magistrati di Torino, Roma e Palermo. Una scheda è dedicata a Emmanuel Barbe, magistrato francese di collegamento presso il ministero della Giustizia. Si parla tra l'altro dei suoi legami con Violante, Di Pietro, Caselli, Bruti Liberati e Ignazio Patrone, allora presidente di Medel e segretario di Magistratura democratica. A quanto riferisce l'Ansa, ai magistrati delle sedi giudiziarie di Milano, Torino, Roma e Napoli si fa riferimento in appunti risalenti alla primavera-estate del 2001 riguardanti un “progetto di osservazione e intervento del Sismi su settori della magistratura definiti portatori di pensieri e strategie destabilizzanti e vicini ai partiti della passata maggioranza”. L'obiettivo era la “neutralizzazione di iniziative politico-giudiziarie , riferite direttamente a esponenti dell'attuale maggioranza di governo e di loro familiari (anche attraverso l'adozione di provvedimenti traumatici su singoli soggetti)”. La gran parte dei nomi dei pm milanesi (alcuni sono ancora in procura mentre altri c'erano all'epoca delle informative) compaiono in elenchi e schede di magistrati qualificati come “aree di sensibilità da sottoporre a osservazione e interventi di contrasto e dissuasione”.
I consiglieri del Csm citati sono soprattutto delle passate consiliature ( dell'attuale sono solo due Cesqui e Pepino, mentre tra i "vecchi" c'è l'attuale capo dell'Organizzazione giudiziaria di via Arenula Claudio Castelli)e la gran parte di loro è oggetto di attenzione per la loro appartenenza alla corrente di Magistratura democratica e a all'associazione europea di magistrati Medel (a cui Md aderisce) e che viene definita “il deus ex machina del movimento internazionale dei magistrati militanti”. Su Medel ci sono elenchi di tutte le organizzazioni e dei singoli magistrati che ne fanno parte: il più ricco del 2001 comprende 203 magistrati con relativi indirizzi di posta elettronica di 12 Paesi. Ma c'è anche un monitoraggio capillare delle attività e dei contatti e dei documenti dell'organizzazione, che avviene - sottolinea la risoluzione del Csm - “anche attraverso l'analisi dettagliata dei messaggi di posta elettronica diffusi nella lista (di carattere interno) dell'associazione”. Secondo il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro i rilievi del Csm nei confronti del Sismi dimostrano che “la magistratura viene messa sotto scacco dai poteri forti”.
Come scrive Marco Travaglio nell’articolo “Sismi-Telecom colpo doppio” inoltre, l'episodio più grave tra quelli finora emersi grazie alla scoperta dell’archivio segreto, è quello rivelato l’8 luglio scorso da Francesco Grignetti su la Stampa: il falso dossier di Pompa per screditare l'allora capo del Sismi, ammiraglio Gianfranco Battelli, poi sostituito dall'amico Nicolò Pollari. Un caso che fa il paio con quello gemello avvenuto in casa Telecom negli stessi giorni dell'estate 2001: la prima estate del secondo governo Berlusconi. Anche lì si trattava di epurare la vecchia guardia per rimpiazzarla con la “banda Tavaroli”, gemellata col Sismi tramite Marco Mancini. E anche lì non si esitò a ricorrere al falso per agevolare il cambio della guardia: una finta microspia nell'auto dell'amministratore delegato Enrico Bondi screditò i vecchi 007, prontamente rimpiazzati dagli uomini di Tavaroli.
Nell'agosto 2001 ( si è da poco concluso il “famoso” G8 ) Pompa produce «report» e, in una bozza di uno di quest’ultimi, fa nome e cognome di Battelli affermando che l'allora capo del Sismi avrebbe addirittura «costituito una ristretta task force con il compito di produrre le prove circa la presenza di estremisti di destra negli incidenti di Genova». In pratica l'ammiraglio infedele starebbe trescando con l'ex maggioranza ulivista per sabotare il governo di centrodestra fabbricando una pista nera (Forza Nuova al posto dei No global) dietro ai Black Bloc «con l'intento di alleggerire la posizione di difficoltà dell'opposizione offrendole argomenti in grado di accrescerne il potere contrattuale nei confronti del governo, costringendolo a mediare sulle decisioni che investono i vertici di polizia e dei servizi di sicurezza».
L'appunto, fondato sul nulla, è della fine di agosto del 2001. Il 27 settembre Berlusconi decapita i servizi: al Sismi esce Battelli ed entra Pollari, con Pompa al seguito.
La vicenda sopra riassunta è evidentemente logicamente collegata e successiva ad un altro scandalo che negli ultimi anni ha sporcato la nostra penisola: i rapporti illeciti fra la sicurezza Telecom e ancora una volta i nostri servizi segreti militari.
Lo scandalo Telecom-Sismi, relativo alle intercettazioni illegali effettuate da alcuni responsabili di Telecom Italia, è scoppiato nel settembre 2006, con gli arresti di vari dipendenti di Telecom, di poliziotti e di militari dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.
Tra gli arrestati, Marco Mancini (arrestato anche in relazione al sequestro di Abu Omar), ex numero due del Sismi, Giuliano Tavaroli, ex manager di Telecom, ed Emanuele Cipriani, investigatore (quest'ultimo parrebbe implicato anche nella vicenda dello scandalo Laziogate).
Cipriani avrebbe costruito illecitamente per conto di Tavaroli, all'epoca a capo della security di Telecom e di Pirelli, trenta dossier su varie personalità politiche, economiche e dello spettacolo, oltre che giudici e giornalisti. Anche Mancini avrebbe fornito a Tavaroli numerose informazioni riservate (su conti correnti, informazioni penali, dati anagrafici, ecc.) dietro pagamento di forti somme di denaro.
Nel gennaio e nel marzo 2007 altri provvedimenti di arresto hanno colpito varie persone coinvolte nella vicenda, tra cui Fabio Ghioni e il suo Tiger team, di Telecom, e nuovamente Giuliano Tavaroli (attualmente agli arresti domiciliari) e Mancini. Tra gli arresti del marzo 2007 rientrano anche ex poliziotti ed un ex agente della CIA.
I vari capi di imputazione comprendono i reati di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione di pubblici ufficiali, rivelazione del segreto d'ufficio, appropriazione indebita, falso, favoreggiamento e riciclaggio.
Si comprende che all'ombra della più grande azienda italiana, la Telecom, è cresciuta per anni una centrale di spionaggio illegale che non ha precedenti nella storia del nostro Paese. Giuliano Tavaroli aveva ai suoi ordini un esercito aziendale di 500 dipendenti, ma soprattutto era al centro di un network fuorilegge che secondo i magistrati formava “una vera e propria ragnatela parallela” in grado di usare “tutti i mezzi concretamente esistenti sul mercato” per raccogliere “qualsiasi tipo di informazione”, violando “i principi costituzionali fondanti di questo Paese”. Gli spiati sono soprattutto imprenditori e finanzieri (Benetton, De Benedetti, Della Valle, Geronzi, Tanzi), ma i files illegali sono più di centomila. Lo spionaggio avveniva attraverso la sicurezza Telecom, le agenzie d'investigazione privata di Emanuele Cipriani, longa manus di Tavaroli, le intercettazioni abusive, l'uso dei tabulati telefonici, l'abuso sulle intercettazioni legali della magistratura, che fino a qualche tempo fa avvenivano attraverso il “Centro nazionale autorità giudiziaria” controllato proprio da Tavaroli. In più, con la corruzione si compravano notizie riservate sulle banche dati del ministero degli Interni, dell'Economia, della Giustizia, “nonché informazioni e atti svolti da agenti e pubblici ufficiali dei servizi segreti italiani e stranieri”. Una colossale banca privata - e ovviamente fuorilegge - di informazioni riservate e illegali, coltivata e nascosta nel cuore della modernità d'impresa, tra i telefonini e le fibre ottiche. Con un legame diretto con il Sismi non soltanto sul terreno operativo, ma anche nel vertice, visto che l'ordinanza del Gip parla di “rapporti pericolosi” con i servizi segreti e in particolare con l'ex numero due del Sismi Marco Mancini, fino all'istituzione di un canale segretissimo “per le informazioni più delicate e riservate”, sul quale operava proprio Mancini, in connessione con Tavaroli e Cipriani: un terzetto che nell'ordinanza un teste chiave definisce "la banda Bassotti". Questa enorme massa di informazioni illegali e di dati riservati era commissionata “per la stragrande maggioranza” da uomini Telecom e Pirelli “e pagata con denaro di tali società”. Non solo. L'attività di Tavaroli non era soggetta a controllo alcuno “se non a livello di vertici aziendali”. Gli atti criminali avevano “come destinatario, come soggetto interessato” qualcuno “posto al di sopra di Tavaroli”, che le utilizzava “a propri fini”. Superando questi due scandali, come si diceva, estremamente collegati tra loro vale la pena di passare ad un altro avvenimento drammatico per la nostra democrazia, ad un’altra scoperta degli ultimi mesi, anch’essa bastevole se verificata compiutamente dalla Magistratura per gettare seri dubbi quantomeno sulla correttezza della gestione dei servizi segreti da parte del governo che ha preceduto quello di Prodi.
Si badi, in questo lavoro si è scelto di non soffermarsi sulla vicenda Abu Omar che pure coinvolge soggetti istituzionali altamente ricorrenti nello stesso, e cioè il governo Berlusconi, i vertici dei servizi segreti italiani di quegli anni e la CIA. Questa scelta è dovuta al fatto che quest’ultima vicenda, almeno apparentemente, non coinvolge e non menoma la credibilità dei partiti politici che ieri erano all’opposizione. Eppure è bene tenere in mente come, anche in questa occasione, le garanzie costituzionali e i diritti fondamentali violati sono molti.
Detto questo, l’altro evento pericoloso per la democrazia, riferibile al lustro berlusconiano al quale si alludeva è la vicenda che vide protagonista Mario Scaramella.
Il nome del consulente napoletano è purtroppo legato nella notoriamente labile memoria degli italiani solamente all’avvelenamento dell’ex spia russa Litvinenko. Non sono in molti quelli che lo associano ad una vicenda ben più importante per il nostro paese: la costruzione delle false prove che a pochi giorni dalle scorse elezioni politiche avrebbero dovuto svelare all’Italia intera il candidato premier del centro-sinistra come ex membro del famigerato Kgb comunista.
Le frottole di Mario Scaramella non avrebbero fatto molta strada se non avessero potuto far leva sul ruolo istituzionale del Senatore forzista Paolo Guzzanti, presidente della commissione d'inchiesta; sul prestigio dell'ex procuratore di Napoli, Agostino Cordova; sul silenzio del Sismi che, allarmato dai Servizi inglesi, pur sapendo quale macchinazione combinava a Londra Scaramella, ha taciuto.
Nella conversazione telefonica del 28 gennaio 2006 con Mario Scaramella, pubblicata su Repubblica del 1 dicembre 2006 si vede come Paolo Guzzanti sollecitasse, con modi anche bruschi, il suo consulente a trovargli almeno le “prove” che Prodi fosse “coltivato dal Kgb”, utilizzando la testimonianza dell'ex colonnello del Kgb, riparato in Inghilterra, Oleg Gordievskij. Nonostante Scaramella ammetta che Gordievskij non può dir nulla del fantomatico agente “perché non è accaduto”, perché non è vero. Allora Paolo Guzzanti – continuano le intercettazioni – consiglia al suo cacciatore di fango di metterla giù così: “In quella cosa si dice, [Prodi è] il nostro uomo?. E quello dice: Yes!. Punto e basta. Non voglio sapere altro”. Tre giorni prima, il 25 gennaio 2006 – come si legge nell’intercettazione pubblicata su Repubblica del 6 dicembre 2006 – Scaramella spiega con chiarezza a Perry, un misterioso amico californiano, il progetto e, soprattutto, svela che il “dirty job” gli procurerà, come promette Berlusconi, un prestigioso incarico internazionale, dal quale - Scaramella rassicura Perry - potrà ancora aiutare “l'organizzazione”. Quale organizzazione? Non si sa.
Inoltre il 26 gennaio, alle ore 19.23 e 49 secondi, Scaramella si accorda con Agostino Cordova su come cucinare, secondo canoni formali accettabili, uno scandalo prima politico, e poi penale. I due discutono per dieci minuti e 11 secondi. Come si leggerà nell'intercettazione, appare sufficientemente chiaro che entrambi sono consapevoli di due circostanze. Primo: Gordievskij non sa nulla di Prodi e quel che gli metteranno in bocca non sembra attendibile, ma sarà utile soltanto a un processo politico. Secondo: i due danno per scontato che Berlusconi protegga la loro iniziativa, al punto da poter tenere sotto controllo l'intelligence politico-militare, il Sismi, in difficoltà con i “cugini” inglesi che appaiono molto infastiditi dalle manovre provocatorie di Scaramella. Fingendo di non conoscere nomi e autorità, le tre vicende appena delineate potrebbero costituire tre validi copioni per un film con G. Hackman e J. Travolta ben adattati al panorama italiano e, allo stesso modo, nessuno si meraviglierebbe di leggerle come trama dei più classici gialli. E invece, purtroppo, questi tre scandali venuti alla luce negli ultimi mesi rappresentano la situazione politico-istituzionale del nostro Paese nel terzo millennio.
In questo lavoro ci si è ben guardati dall’ esprimere comparazioni e giudizi di valore proprio perché tutte e tre le vicende sopra riassunte paiono estremamente gravi.
E’ oggettivamente possibile però, ravvisare nelle stesse tre costanti: il coinvolgimento diretto o indiretto del SISMI, la collocazione temporale nel lustro del governo Berlusconi, ed anche, ed è proprio questo che qui si vuol mettere in evidenza, lo scarso risalto dato dall’opinione pubblica e dalla politica in generale alle stesse.
Alla terza vicenda di quelle qui ricordate Romano Prodi, diretto interessato, per esempio, reagisce – come si legge su Il Sole 24 ore del 1 dicembre 2006 – con un comunicato diffuso dall'ufficio stampa di Palazzo Chigi in cui si afferma che «il presidente del Consiglio Romano Prodi ha dato incarico ai suoi legali di procedere contro gli autori di dichiarazioni e di atti lesivi della sua dignità di cittadino e di rappresentante delle istituzioni in relazione al cosiddetto caso Mitrokhin».
Cinque mesi più tardi invece, la frase con cui il comico Andrea Rivera, sul palco del concerto in occasione della festa dei lavoratori, esprimeva una propria opinione sul rifiuto della Chiesa di concedere i funerali a Welby, è stata seguita da durissime critiche da parte fra i tanti del leader di An Gianfranco Fini, del deputato dell'Udc Carlo Giovanardi, del coordinatore nazionale di Forza Italia Sandro Bondi, di Cgil, Cisl e Uil e del direttore di Raitre Paolo Ruffini fino a venire paragonata ad un gesto di «terrorismo» dall’ Osservatore Romano. Tanto da rendere necessario un pronto intervento di Prodi che ha spiegato: «ormai sono mesi e mesi che si stanno continuamente alzando i toni e credo che di questo il Paese non abbia bisogno. Abbiamo bisogno di serenità e questo è l’unico messaggio che va a tutti. Gli scriteriati ci sono sempre, ci sono sempre persone che usano linguaggi al di sopra delle righe - aggiunge Prodi -. Chi ha più buonsenso lo usi, diceva sempre mia madre: cerchiamo di usarlo». Si vuol dire cioè che da tempo si alzano i toni, si montano le polemiche per questioni di poco conto, mentre non lo si è fatto per le tre vicende sopra ricordate, o lo si è fatto al pari di tante altre.
C’è da chiedersi se è possibile che in una Repubblica Democratica coi capelli bianchi vicende gravissime come quelle csm-sismi, sismi-telecom e Scaramella-Mitrokhin, abbiano, nei tg e nei giornali, lo stesso peso di una sterile polemica tra Sircana e Bonaiuti, se siano veramente collocabili tra la notizia di un incidente stradale e quella del salvataggio di una tartaruga Caretta caretta in Sicilia.
Data l’estrema gravità, per l’esistenza di una sana democrazia, dei meccanismi emersi nella scoperta degli scandali rammentati, il fatto che ciò effettivamente accada può significare o che sono davvero in pochi ad aver capito la gravità della situazione, e fra questi gli organi di informazione non ci sono, o che della stessa ne erano a conoscenza e quindi se ne giovavano molte più persone, molte più autorità di quelle emerse nelle intercettazioni.


12 luglio 2007

Non dimentichiamo Marco Galan




Marco Galan, 44 anni, è un Vigile del Fuoco di Ferrara rimasto vittima nel luglio 2006 di un tragico incidente sul lavoro. Ora Marco è in coma vegetativo e purtroppo poche sono le speranze di recupero.
E' passato ormai un anno dal grave incidente e le indagini condotte a rilento non hanno ancoro fatto chiarezza sulle responsabilità, soprattutto quelle a carico degli alti livelli gerarchici, in fatto di sicurezza e prevenzione degli infortuni sul lavoro presso la Caserma dei Vigili del Fuoco di Ferrara.
Da parte dei vertici dei Comando Provinciale dei VV.FF di Ferrara e del Ministero dell’Interno poco o nulla è stato fatto per chiarire le circostanze dell’incidente e per definire le responsabilità connesse. Oltretutto nessun sostegno morale e materiale è stato offerto alla famiglia di Marco Galan, che come già detto, da un anno è ricoverato in stato di coma presso un centro di riabilitazione di Ferrara.
Marco è stato dimenticato dallo Stato! Ma non dagli amici e dai colleghi che alcuni giorni fa hanno costituito un Comitato che si prefigge l’obiettivo di non far cadere nell’oblio questa drammatica vicenda e soprattutto di contribuire al miglioramento delle condizioni di lavoro dei Vigili del Fuoco.
L'Italia dei Valori di Ferrara ha preso a cuore la vicenda di Marco Galan e si propone di attivarsi nelle opportune sedi politiche affinché venga fatta luce su accaduto quel tragico 26 luglio 2006 nella Caserma di Ferrara e soprattutto perché vengano riconosciuti al Personale del Corpo dei Vigili del Fuoco maggiori livelli di sicurezza sul luogo di lavoro e durante lo svolgimento dei compiti istituzionali.

Per aderire al Comitato Amici di Marco Galan scrivere a: comitatopermarco@libero.it (http://www.marcogalan.blogspot.com/)

Massimiliano Fiorillo


09 luglio 2007

L'Italia dei Valori sostiene il referendum per l'abrogazione dell'attuale legge elettorale


La nuova legge elettorale, quella che ha ridato alle segreterie dei partiti la facoltà di comporre liste bloccate di candidati, rappresenta il simbolo della negazione del diritto dei cittadini di scegliere i propri rappresentanti nel Parlamento. Proprio per la necessità di opporsi ad un provvedimento che favorisce la frammentazione dei partiti e nega il potere di scelta dei cittadini e il loro diritto alla trasparenza, l’Italia dei Valori di Ferrara ha deciso di sostenere i tre quesiti referendari - abrogativi della legge elettorale votata nella scorsa legislatura - depositati in Cassazione il 24 ottobre scorso.
Noi riteniamo che il diritto al voto libero e democratico sia uno dei capisaldi di un paese civile e crediamo che le riforme vadano fatte per i cittadini e con i cittadini.
Per queste ragioni sosteniamo un referendum che colpisce il cuore dei meccanismi di ricambio della classe dirigente e scardina un'idea oligarchica e paternalistica della politica. Si tratta di un’iniziativa che si inserisce, d’altra parte, nella storia del nostro Partito che già nell’estate del 2003 aveva lanciato la campagna di raccolta firme per il referendum abrogativo della legge “Lodo Schifani” sull’immunità parlamentare e che nel 2006 ha partecipato con successo ai comitati per la difesa della Costituzione.
Consapevoli che il referendum che si propone non darà, di per sé, la legge migliore (non verrebbe risolto per esempio il problema delle liste bloccate), restiamo convinti che esso rappresenti una spinta decisiva al cambiamento contro l’instabilità e la frammentazione politica e partitica favorite dal sistema attuale.
Per aderire o per informazioni: info@italiadeivaloriferrara.it – cel. 347.8056095.


Italia dei Valori – Lista Di Pietro Ferrara


I tre quesiti


Il primo ed il secondo quesito: premio di maggioranza alla lista più votata e innalzamento della soglia di sbarramento. Le attuali leggi elettorali di Camera e Senato prevedono un sistema proporzionale con premio di maggioranza. Tale premio è attribuito su base nazionale alla Camera dei Deputati e su base regionale al Senato. Esso è attribuito alla “singola lista” o alla “coalizione di liste” che ottiene il maggior numero di voti. Il fatto che sia consentito alle liste di coalizzarsi per ottenere il premio ha fatto sì che, alle ultime elezioni, si siano formate due grandi coalizioni composte di numerosi partiti al proprio interno. E la frammentazione è notevolmente aumentata. Il 1° ed il 2° quesito (valevoli rispettivamente per la Camera dei Deputati e per il Senato) si propongono l’abrogazione del collegamento tra liste e della possibilità di attribuire il premio di maggioranza alle coalizioni di liste. In caso di esito positivo del referendum, la conseguenza è che il premio di maggioranza viene attribuito alla lista singola (e non più alla coalizione di liste) che abbia ottenuto il maggior numero di seggi. Un secondo effetto del referendum è il seguente: abrogando la norma sulle coalizioni verrebbero anche innalzate le soglie di sbarramento. Per ottenere rappresentanza parlamentare, cioè, le liste debbono comunque raggiungere un consenso del 4 % alla Camera e 8 % al Senato.
Gli effetti politico-istituzionali: si potrà aprire, per l’Italia, una prospettiva tendenzialmente bipartitica; la frammentazione si ridurrà drasticamente. Non essendoci più le coalizioni scomparirà l’attuale schizofrenia tra identità collettiva della coalizione e identità dei singoli partiti nella coalizione con l’effetto che i partiti sono insieme il giorno delle elezioni e, dal giorno successivo, si combattono dentro la coalizione. Sulla scheda apparirà un solo simbolo, un solo nome ed una sola lista per ciascuna aggregazione che si candidi ad ottenere il premio di maggioranza. Le componenti politiche di ciascuna lista non potranno rivendicare un proprio diritto all’autonomia perché, di fronte agli elettori, si sono presentate come schieramento unico, una cosa sola. Nessuno potrà rivendicare la propria “quota” di consensi e sarà molto difficile spiegare ai cittadini eventuali lacerazioni della maggioranza.



Il terzo quesito: abrogazione delle candidature multiple e la cooptazione oligarchica della classe politica. Oggi la possibilità di candidature in più circoscrizioni (anche tutte!) dà un enorme potere al candidato eletto in più luoghi (il “plurieletto”) che, optando per uno dei vari seggi ottenuti, permette che i primi dei candidati “non eletti” della propria lista in quella circoscrizione gli subentrino nel seggio al quale rinunzia. Egli così, di fatto, dispone del destino degli altri candidati la cui elezione dipende dalla propria scelta. Nell’attuale legislatura, questo fenomeno, di dimensioni veramente patologiche, coinvolge circa 1/3 dei parlamentari. In altri termini: 1/3 dei parlamentari sono scelti dopo le elezioni da chi già è stato eletto e diventano parlamentari per grazia ricevuta. Un esempio macroscopico di cooptazione! E’ inevitabile che una tale disciplina induca inevitabilmente ad atteggiamenti di sudditanza e di disponibilità alla subordinazione dei cooptandi, che danneggiano fortemente la dignità e la natura della funzione parlamentare. Con l’approvazione del 3° quesito la facoltà di candidature multiple verrà abrogata sia alla Camera che al Senato.

13 maggio 2007

Un'iniziativa di IDV e CODACONS a tutela dei consumatori

RISPARMIO ENERGETICO E DIRITTI DEI CONSUMATORI

DIFENDO IL MIO REDDITO

CONTRIBUISCO A SALVARE L’AMBIENTE

E TUTELO LA MIA SALUTE

Come risparmiare soldi e contribuire a salvare l’ambiente?

Soluzioni reali e praticabili. Il problema degli aumenti di tariffa e la trasparenza delle bollette.

UN INCONTRO AL SERVIZIO DEL CITTADINO

interverranno:

Bruno Barbieri, Vicepresidente Nazionale del CODACONS

Giulio Dall’Olio, Presidente di Pyramis s.r.l.

Andrea Magagnali, Giudice di Pace di Bologna

Aumento della richiesta di energia, effetto serra e minori risorse energetiche tradizionali. Centrali a turbogas e pericoli connessi.

La necessità di energie alternative: fonti rinnovabili.

Come risparmiare energia quotidianamente per salvare l’ambiente e salvaguardare il proprio budget.

Modificare le proprie abitudini per ottenere il massimo risparmio con la minima fatica.

L’aiuto di un avvocato per non diventare vittima di bollette scorrette ed il diritto alla trasparenza sugli aumenti di tariffa e suoi costi indicati in fattura. La partecipazione democratica dei cittadini/utenti all’attività di controllo sull’equità delle tariffe e sulla qualità dei servizi offerti dalle Aziende municipalizzate e partecipate dal Comune.

Lunedì 14 MAGGIO 2007 - Ore 20.30

HOTEL “ IL DUCA D’ESTE “

Via BOLOGNA,258 – FERRARA

07 maggio 2007

Centrale turbogas: l'Italia dei Valori di Ferrara in merito alle affermazioni di Rosario Cigna (SEF)


“Costruire nuove centrali, ma piccole, non ha senso finanziario”. A pronunciare questa frase è stato Rosario Cigna, responsabile di Sef, proprietaria della costruenda centrale turbogas da 800 Mw, davanti ad una platea di sindacalisti, rappresentanti politici, amministratori pubblici il 20 aprile scorso in un convegno organizzato dai sindacati. Ecco svelato, semmai ce ne fosse bisogno, il vero senso della costruzione di una mega centrale da 800 Mw. Per questo riteniamo che quella frase sia uno schiaffo in faccia alla città. I sostenitori di quel progetto, Giunta comunale e provinciale insieme ad alcune forze politiche, dovrebbero a questo punto fare un serio esame di coscienza e prendere atto di quanto andiamo da tempo sostenendo insieme a comitati e associazioni ambientaliste, e cioè che quella centrale non serve alla città ed al territorio, ma solo agli interessi economici di un gruppo industriale. Nei giorni scorsi avevamo proposto che si aprisse un confronto tra le forze politiche sull’ipotesi di limitare la centrale turbogas a 400 Mw. Denunciamo il fatto che nessuna forza politica si è degnata di interloquire con la nostra proposta, che pur non piacendoci nella sostanza perché restiamo contrari alla centrale, va però nella direzione di limitare i danni alla città. Di fronte alla latitanza della politica ecco arrivare, invece, puntuale, la doccia fredda di chi deve difendere i propri interessi economici al di sopra della salute e dell’ambiente. A questo punto ne prendano atto i sostenitori politici della centrale, ne prenda atto il Sindaco e il Presidente della Provincia e se ne assumano in toto la responsabilità di fronte ai cittadini in quanto firmatari del protocollo d’intesa sul petrolchimico. Sollecitiamo tutte le forze politiche ad avviare un confronto serio su questo argomento perché non vorremmo che le prossime amministrative si trasformassero in un referendum pro o contro la centrale, pro o contro i sostenitori di questo sciagurato progetto poiché i primi segnali di quale sarebbe l’esito li abbiamo già avuti.

il Direttivo Provinciale dell'Italia dei Valori - Lista Di Pietro di Ferrara

28 aprile 2007

Una fiaccolata per Alcoplus


Lunedi 30 aprile, alle ore 21 in piazza della Cattedrale a Ferrara si terrà una fiaccolata a sostegno dei lavoratori del’Alcoplus, l’azienda ferrarese leader nella produzione di bioetanolo a rischio di chiusura.
L’iniziativa, seppur lanciata dall’I.D.V. di Ferrara, non vuole avere connotazione politica ma si prefigge di tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica e delle Istituzioni sulla crisi dell’Alcoplus. Non saranno quindi esposte bandiere o simboli di partito!
Invitiamo le forze politiche e sindacali, i rappresentanti delle Istituzioni locali, le associazioni, la società civile ad aderire alla fiaccolata.

Per informazioni e adesioni: cell. 347.8056095 – E.mail: fiaccolataxalcoplus@italiadeivaloriferrara.it

21 aprile 2007

Turbogas: ''Dati errati su carta patinata''


Turbogas: ''Dati errati su carta patinata''
La pubblica amministrazione continua a sostenere l’opportunità economica della centrale turbogas da 800 MW e parimenti ne sostiene la non pericolosità a livello di impatto ambientale e di rischi sulla salute umana.
Afferma addirittura che vi sarà un miglioramento della qualità dell’aria con lo spegnimento delle vecchie centrali CTE 1 e CTE 2 da 20 e 60 MW.
Tali affermazioni, dopo uno studio attento dei dati fornitici dai suoi esperti, mostrano una profonda infondatezza e conducono a conclusioni errate.
Concentrandoci sul tema della non pericolosità, proviamo ad esaminare i punti fondamentali per il confronto tra “vecchio sistema” descritto come maggiormente inquinante e “moderna turbogas”.
1) Per la CTE 2 usata nel confronto i risultati ottenuti risentono dell’essere stati calcolati per un funzionamento al 100% dell’impianto, che invece risulta funzionare mediamente al 65% del suo potenziale (per fermo–manutenzione, riduzione richiesta notturna…)
I calcoli sono stati ottenuti moltiplicando i dati delle emissioni misurate di NOx e SOx per la portata massima autorizzata (da progetto) e non per la portata reale.
Ne consegue che le conclusioni sulle attuali emissioni inquinanti della CTE1 e CTE2 contenute all’interno de “Il Piano di tutela e risanamento della qualità dell’aria” presentato nello scorso autunno sono sbagliate.
L’attuale produzione di NOx risulta allora non di 820 tonnellate/anno, come dichiarato, ma significativamente inferiore.
Pertanto le emissioni di 1085 tonnellate/anno di NOx autorizzate per la futura turbogas (equivalenti ad un funzionamento di 4480 ore, rispetto alla reale potenzialità di 8060 ore di esercizio) sono estremamente superiori a quelle attualmente emesse dalla CTE1 e CTE2.
2) Sempre “Il Piano di Tutela” afferma che gli SOx scompariranno con la chiusura dei vecchi impianti. Anche questo dato non è corretto, visto che la CTE 2 continuerà ad essere utilizzata come riserva fredda della turbogas e che i dati presenti in letteratura indicano emissioni di inquinanti solforosi anche da impianti a gas naturale.
3) Comunque, anche se i bilanci considerati fossero realistici, non si possono assimilare gli impatti sulla salute di sostanze chimiche diverse, in particolare SOx con NOx, in quanto hanno effetti diversi .
E’ nota a tutti la relazione che esiste tra NOx e produzione di ozono e i gravi effetti che lo smog fotochimico produce sulla salute. Non a caso l’OMS parla per la pianura padana di ”allarme ozono” e della assoluta necessità di ridurne le concentrazioni in atmosfera .
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità la funzione respiratoria diminuisce in media del 10% nelle persone sensibili che praticano un'attività fisica all'aperto se la concentrazione dell'ozono nell'aria raggiunge 200 µg/m³.
4) Nel calcolo delle emissioni inquinanti dell’aria non vanno trascurate tutte le altre emissioni perché, a fronte dell’unica forte diminuzione degli SOx, aumenterà grandemente l’emissione di CO, da 40 ton.(Emas1999) a 585 ton. (ing. Mirandola, per funzionamento turbogas a 4480 ore) con incremento del 1363%, di CO2, da 271.220 ton. a 1.451.520 ton. con incremento del 435%, e non si può non tenere conto che aumenterà l’emissione di idrocarburi reattivi, tra cui la formaldeide, e di metalli pesanti. Tali emissioni inquinanti aumenterebbero poi enormemente se si considerasse l’intero ciclo di vita della centrale, dalle infrastrutture cantieristiche fino alla chiusura dell’impianto.
5) I calcoli effettuati dai tecnici dell’assessorato ambientale della provincia, o meglio, dai tecnici di Arpa, relativi al totale annuale dei micro aereo inquinanti possono essere esatti, ma il problema è se sono esatti i parametri utilizzati per il calcolo.
Infatti il rilievo della polluzione della CTE 2 usato per il confronto, è effettuato con metodica in continuo dagli stessi gestori dell’impianto ed automaticamente trasformato in un numero che rappresenta una media oraria. Questa è inviata in tempo reale ai controllori pubblici.
Pur essendo consapevoli che quanto descritto rispetta le norme in vigore, appare ovvio che per l’importante confronto tra inquinanti prodotti dalla obsoleta centrale e quelli dalla moderna turbogas, ci si può solo fidare del gestore dell’impianto che ha profondi interessi nel nuovo, in avanzata fase di costruzione.
6) Come fidarsi dei dati continuamente rassicuranti proposti da chi fino a poco tempo fa negava l’esistenza del particolato secondario? Come fidarsi di chi affermava la diminuzione degli NOx (depliant comune 2004) mentre solo oggi riconosce la produzione rilevante di polveri secondarie (868 ton) e l’incremento degli NOx del 32%? Come possiamo fidarci di chi continua a parlare delle due centrali che la turbogas andrà a sostituire come totalmente alimentate a olio combustibile.? Questo mentre le CTE1, l’unica che sarà chiusa funziona a gas naturale e la CTE2 che continuerà a funzionare come riserva fredda è alimentata a olio solo per il 45%.?
Infine appare non ascrivibile al campo delle rassicurazioni tecniche e neppure di quelle politiche l’affermazione che la futura turbogas sarà comunque “imbrigliata” nel suo lavoro da un divieto di superare l’emissione di 1085 t./ anno di NOx . Sarà sempre l’ente erogatore a fornire i dati per il controllo?
Tale affermazione si cita unicamente per rimarcare come scelte così importanti per la salute pubblica abbiano bisogno di ben altre ponderazioni.

Comitato Ferrara Città Sostenibile




20 aprile 2007

L'Italia dei Valori di Ferrara propone di dimezzare la potenza della centrale turbogas.


L’Italia dei Valori è sempre stata contraria alla costruzione della centrale turbogas da 800 Mw e coerentemente ha sempre assunto delle posizioni pubbliche su questo tema. La nostra posizione non è cambiata. Riteniamo, però, che una forza di governo qual è la nostra debba assumere delle responsabilità per governare i processi della società.Siamo fermamente convinti che una potenza di 800 Mw ha come unica giustificazione l’ammortamento dei costi nel più breve tempo possibile, attraverso la vendita di energia alla rete nazionale, da parte della SEF, la società proprietaria della centrale, e che tale potenza nulla abbia a che fare con il fabbisogno del territorio presente e futuro, poiché già oggi le centrali in funzione alimentano l’intero polo chimico e producono un surplus per la rete nazionale. Se è comprensibile la logica del privato che investe e che vuole ottenere, giustamente, un ritorno, non altrettanto è comprensibile avallare tale logica da parte della pubblica amministrazione che ha altre finalità prioritarie, in primo luogo la tutela della salute e dell’ambiente.Inoltre, dal punto di vista dell’impatto, la costruenda centrale non migliorerà le condizioni ambientali, anzi la produzione di Nox (ossidi di azoto) aumenterà del 28%, portando le emissioni complessive dalle attuali 846 t/anno a 1085 t/anno. Ciò significa che per restare nel limite attuale la centrale dovrà funzionare al 56% delle sue potenzialità. Sarà disposta la SEF a far funzionare l’impianto a poco più della metà delle sue potenzialità a fronte di investimenti rilevanti per una potenza doppia? Chi controllerà il rispetto dei limiti considerato che, per fare un esempio concreto, sulle manutenzioni delle centrali attualmente in funzione gli enti pubblici non hanno alcun potere di controllo né le proprietà sono tenute a informarli?Questa centrale nasce già vecchia, oltre che sovradimensionata, se è vero, come dice il professor Francesco Dondi dell’Università di Ferrara nel n. 3/2006 di Piazza Municipale, periodico di informazione del Comune, che “in riferimento alle direttive europee per il 2020, tutte le emissioni dovranno essere ridotte e così quelle della centrale di Ferrara”. Dunque, già oggi, a lavori non ancora ultimati, quindi in una situazione ottimale per rivedere le scelte compiute, si sa che questa centrale dovrà ridurre le emissioni. Come saranno ridotte, se la potenza resta quella prevista di 800 Mw? Inoltre, sempre su Piazza Municipale, il monito lanciato dal prof. Dondi è chiaro e preoccupante per le conseguenze sulla salute dei cittadini. Dice infatti: “In generale, su questi temi, si segnala la necessità di acquisire ulteriori dati scientifici e si ravvisa, anche a livello nazionale, che la ricerca purtroppo procede con lentezza”.A fronte dei dubbi di uno studioso abbiamo le certezze granitiche dei sostenitori della centrale, comprese, purtroppo, le Amministrazioni Comunale e Provinciale e alcuni alleati del centro sinistra. Ma non basta: “L’esperienza dei lavori nella commissione sulla turbogas (voluta dal Consiglio comunale, ndr) ha evidenziato come ci siano lacune estremamente importati nella politica scientifica che l’Italia sta svolgendo in merito alle tematiche ambientali. Non abbiamo strumenti adeguati – è sempre il prof. Dondi che parla – per conoscere ciò che accade nel nostro ambiente. Per quanto riguarda la centrale di Ferrara i responsabili dei gravi problemi ambientali non sono gli ossidi di azoto che escono dal camino, ma è l’acido nitrico che si forma in atmosfera dopo quattro o cinque giorni dall’emissione. Significa che tutto il complesso delle emissioni agisce in modo complicato e bisogna quindi scientificamente capire questi meccanismi di interazione”.Ebbene, alla luce di queste considerazioni di uno studioso, invochiamo l’adozione del principio di precauzione che deve essere fatto proprio dalle autorità preposte alla tutela della salute pubblica. Poiché i lavori non sono ancora ultimati e visto che entro l’estate sarà testato il funzionamento del primo modulo della centrale da 400 Mw, proponiamo ai nostri alleati di centro sinistra e a tutte le forze politiche di confrontarsi sulla proposta di limitare la costruzione della centrale a 400 Mw, facendo salvo, così, l’investimento dei privati e riducendo l’impatto ambientale. Una potenza simile, con tutti gli accorgimenti della migliore tecnologia disponibile, sicuramente sarebbe migliorativa della situazione ambientale attuale, purché la produzione di energia sia in continuo sulle 24 ore e non con stop and go (come invece sembra avverrà per la centrale prevista) che fanno innalzare i picchi di emissione in corrispondenza delle punte di massima potenza.Se oggi la consapevolezza e l’informazione dei cittadini ha raggiunto alti livelli lo si deve al lavoro instancabile dei comitati e alle associazioni ambientaliste che hanno surrogato un deficit di informazione delle istituzioni su questo tema, tanto che circa 11.600 ferraresi hanno espresso il loro no alla centrale in un referendum autogestito, dopo che, colpevolmente, non si è ritenuto di indire un referendum istituzionale.Vogliamo sperare che su questa nostra proposta si apra il confronto nella città e tra le forze politiche, in particolare del centro sinistra, perché il rischio è di condizionare negativamente il futuro ambientale e sanitario di Ferrara per i prossimi trent’anni.

Il Direttivo Provinciale dell'Italia dei Valori di Ferrara

11 aprile 2007

Autobomba a Ferrara: un episodio inquietante con molti lati oscuri.


L’Italia dei Valori di Ferrara esprime forte preoccupazione per quanto è accaduto questa mattina in Via dell’Arginone.
L’esplosione di oggi, che per puro miracolo non ha causato vittime, è un atto di estrema gravità che questa città non merita.
Il fatto che sia stato coinvolto un detenuto in semilibertà fa apparire la vicenda alquanto oscura. Attentato fallito o esplosione accidentale di un ordigno intenzionalmente trasportato a bordo del veicolo? Soprattutto in questo ultimo caso, ancora più inquietante, sarebbe da accertare le responsabilità di chi ha concesso il regime di semilibertà e su quali criteri di valutazione della personalità del detenuto è stata concessa la misura alternativa alla pena detentiva. Spetta ora agli inquirenti fare luce sul grave episodio.

10 aprile 2007

Tariffe per il teleriscaldamento: allargare il "tavolo tecnico" HERA-Comune di Ferrara ai cittadini ed alle associazioni di consumatori.


L’Italia dei Valori registra un’apprezzabile impegno della Giunta Comunale di Ferrara nell’individuazione di un percorso orientato alla tutela della qualità dei servizi pubblici offerti da Hera ed al controllo dell’equità delle tariffe applicate ai cittadini.
Tuttavia, nel caso del servizio di teleriscaldamento, che nell’ultimo anno ha visto un forte rincaro tariffario, l’istituzione di un “tavolo tecnico” di confronto tra il Comune di Ferrara ed Hera s.p.a. rappresenta solo un piccolo passo verso l’obiettivo della trasparenza delle bollette. Nell’interesse dei cittadini occorre quindi fare di più.
L’Italia dei Valori chiede pertanto al Comune di Ferrara di compiere un’ulteriore sforzo estendendo la partecipazione al tavolo tecnico ai cittadini-utenti, rappresentati dalle Associazioni di consumatori.
Solo in questo modo si potrà rafforzare il rapporto di fiducia tra le Istituzioni e i cittadini e si renderà effettivo esercizio del potere di “controllo dal basso” sull’attività delle aziende municipalizzate e partecipate dal Comune, come nel caso di Hera s.p.a.. Tutto ciò in perfetta coerenza con le intenzioni del Sindaco di istituire, speriamo al più presto, una sorta di authority di controllo sull’operato dei Consigli di Amministrazione delle Aziende incaricate di pubblico servizio.

16 marzo 2007

ALCOPLUS: il Consigliere Regionale dell’Italia dei Valori, Paolo Nanni, presenta un’interrogazione alla Giunta regionale dell’Emilia Romagna sul caso


Il Consigliere Regionale dell’Italia dei Valori, Paolo Nanni, ha presentato oggi in Regione un’interrogazione alla Giunta regionale in merito alla crisi dell’ALCOPLUS, l’azienda ferrarese produttrice di bioetanolo a rischio chiusura.
Paolo Nanni, nell’evidenziare l’importanza per l’ambente e per l’agricoltura dei "carburanti verdi", giudica poco convincenti le motivazioni addotte dalla proprietà a giustificazione della chiusura dell’impianto ferrarese, soprattutto se rapportate ad un contesto internazionale sempre più rivolto alla ricerca di risorse energetiche rinnovabili e non inquinanti.
Il Consigliere Nanni, oltre ad esprimere i timori che dietro alla chiusura dell’impianto di via Turchi vi siano mire speculative di carattere immobiliare ed a manifestare forte preoccupazione per l’ennesima crisi aziendale che colpisce il territorio ferrarese, chiede al Governo regionale un forte impegno a tutela dell’ALCOPLUS e dei suoi lavoratori.


07 marzo 2007

Il Sen. Rossi e la crisi di Governo.



Ora che il governo ha riottenuto la fiducia e il Paese ha scampato il rischio di elezioni anticipate, sarebbe utile tentare una riflessione a mente fredda su quanto è successo nei giorni convulsi del voto al senato sulla relazione di D’Alema. Premetto, e vorrei fosse chiaro, che la mia non sarà una difesa d’ufficio del senatore Rossi, anche se è una persona simpatica. Sarà, invece, una difesa dei principi che cercherò di spiegare.

Operazioni da lui compiute in passato, come un accordo in un bar (e già la scelta del luogo la dice lunga) di via Garibaldi con esponenti di Alleanza nazionale per far cadere la prima giunta Sateriale, sono indecorose e non hanno nulla a che fare con la Politica, per quanto io non condivida molte scelte dell’amministrazione comunale, turbogas e inceneritore in testa. Ed è per queste sue operazioni che Rossi è indifendibile. Ma le polemiche seguite alle dimissioni del governo e al non voto del nostro senatore hanno preso una brutta piega, abbiamo assistito ad un vero e proprio linciaggio morale inaccettabile. Decenni di pensiero liberal-democratico, che fanno parte anche della nostra Carta Costituzionale, sono stati seriamente messi in discussione nel momento in cui si è cercato un capro espiatorio alla crisi di governo e lo si è indicato al pubblico ludibrio quale causa di tutti i mali. Alcuni editoriali, poi, a firma di persone che pure hanno avuto un trascorso politico e soprattutto i toni usati, sono veramente preoccupanti e indicano una pericolosa deriva della democrazia. Insomma, di questo passo rischiamo di buttar via il bambino (i principi di libertà) con l’acqua sporca (i vari Rossi, Bianchi e Verdone, per parafrasare il titolo di un film).

Sono poco avvezzo alla real politik e credo sia nota la mia contrarietà all’ampliamento della base di Vicenza. Lo dichiaro per rendere esplicita la mia posizione. Per tornare al nostro senatore, facciamo finta per un attimo che al posto di Rossi ci fosse stato il senatore Bianchi (un nome a caso) dal passato politico irreprensibile. Prescindendo, dunque, per un momento dalle storie personali dei protagonisti, giusto o sbagliato che sia, il nostro senatore ha votato secondo coscienza, senza vincolo di mandato, secondo le prerogative che la Costituzione assegna ai rappresentanti del popolo. Una norma che i Costituenti vollero proprio perché gli eletti dal popolo non fossero sottoposti a ricatti di sorta. Se non si condivide questo principio Costituzionale si abbia il coraggio di cambiare la nostra Carta fondamentale, tanto cambiamento più cambiamento meno... Per questo è sbagliato dire, come si sente fare ad ogni capannello, che Rossi avrebbe dovuto dimettersi prima se non era d’accordo con il governo. Non è così che funziona, anche perché non è un ministro.

Credo, e qui faccio un discorso che è alla base dei principi dell’illuminismo prima e del pensiero liberale poi, che la coscienza dell’individuo debba sempre essere fatta salva e tutelata da qualsiasi pressione dell’ordine costituito, anche quella di Nando Rossi, che ci piaccia o no. Ha sbagliato Rossi ad obbedire alla propria coscienza o il governo a non ascoltare la propria base elettorale su questioni di politica estera scottanti che coinvolgono principi fondamentali come la pace? Non è per caso che vi sia un malessere reale nel Paese e quindi nella maggioranza? Perché non chiederselo invece di far finta di niente? Del resto una maggioranza che debba fidare il proprio operare sui senatori a vita è sempre in pericolo: un inciampo può succedere sui Dico (su cui le pressioni della Chiesa trovano sponde molto permeabili dentro e fuori la maggioranza), sulla politica economica, sulle politiche sociali, sulle questioni che riguardano la vita e la morte, ecc. Siamo sicuri che su tutto questo la maggioranza sia unita?

É inutile nascondersi il fatto, e va detto per completezza, che qualcuno possa cavalcare il malessere che serpeggia nel Paese per riproporsi con una rinnovata verginità, come sembra voglia fare Rossi con una nuova formazione politica di cui, per altro, non se ne sente il bisogno. Se è questo che Rossi vuol fare, allora sia coerente con la storia alla quale dice di richiamarsi e si dimetta, ora sì, dal Parlamento, ma non per aver votato contro il governo, ma per costruire così il suo partito nella società civile, tra la gente, le loro lotte e sofferenze quotidiane, come fecero i padri fondatori del Pci, e si presenti poi al giudizio dei cittadini attraverso il voto e il confronto. Rinunci alla comoda ribalta mediatica che gli è fornita dalla carica istituzionale che ricopre (per altro ottenuta grazie ad una legge elettorale perversa) e ricominci dal basso. Si misuri con la realtà e lasci perdere le alchimie della politica, quella con la “p” minuscola minuscola, gli accordi nei bar e torni a fare il manovale nell’officina della Politica.

Giuseppe Fornaro

I giovani e gli "street bar".


Noi giovani aderenti all’Italia dei Valori di Ferrara seguiamo con interesse la vicenda degli street-bar, il fenomeno giovanile di tendenza che negli ultimi mesi sta suscitando un acceso dibattito che coinvolge i cittadini residenti, le Istituzioni, gli esercenti dei locali pubblici del centro storico ed ovviamente i clienti.
Il nostro interesse deriva da due ragioni. La prima sta nel fatto che noi, in quanto giovani, siamo spesso frequentatori di locali pubblici e di spazi di aggregazione giovanile e quindi i naturali destinatari degli street-bar. La seconda motivazione nasce dal nostro impegno politico nell’Italia dei Valori, il Partito che considera il rispetto delle regole la condizione essenziale per una società che si vuol definire giusta, evoluta e tollerante.
La nascita a Ferrara di numerosi locali pubblici adibiti all’intrattenimento giovanile ha indubbiamente sortito un effetto positivo per l’intera città perché ha permesso di rivitalizzare un centro storico che altrimenti avrebbe visto prima o poi un lento ma inesorabile declino urbanistico, sociale ed economico.
Nel processo di rilancio di questa importantissima parte della nostra città, un ruolo fondamentale l’ha assunto l’Amministrazione comunale di Ferrara che, dimostrando lungimiranza e attenzione ai problemi, ha messo in atto una serie di interventi che hanno restituito ai ferraresi ed ai numerosissimi turisti un centro storico ben curato, a misura d’uomo, ricco di opportunità ricreative ed aggregative. Insomma un centro storico assolutamente degno di una città patrimonio dell’umanità.
In un contesto di vitalità ritrovata del centro storico, di spinta verso il nuovo e l’alternativo, gli street-bar ovvero i bar di strada, hanno trovato un terreno molto fertile. Gli street-bar non sono un invenzione ferrarese. Molte città europee, ma anche molte località balneari italiane, vedono da anni le loro strade invase da migliaia di giovani che si dedicano all’ormai consueta “bevuta di strada”. Noi giovani non vogliamo rinunciare a divertirci, a vivere la nostra età in spensieratezza ed a frequentare i nostri coetanei, magari ascoltando musica e bevendo una birra. Ma lo vogliamo fare nel rispetto degli altri e soprattutto mettendoci nei panni dei residenti del centro storico, spesso anziani, costretti a notti insonni per il rumore proveniente dagli street bar senza regole.
Per questo motivo noi giovani dell’Italia dei Valori di Ferrara auspichiamo che il fenomeno degli street-bar non sfugga al controllo delle Istituzioni e degli esercenti pubblici ma che invece venga gestito attraverso l’applicazione di regole che pongano al centro i diritti dei cittadini residenti.
Solo così potremo superare i conflitti, anche quelli generazionali, non assisteremo alla demonizzazione degli street bar e dei loro giovani frequentatori e si apriranno per gli esercenti possibilità di incremento della loro attività.
Ma c’è bisogno dell’impegno si tutti, in particolar modo dei titolari dei locali. A questo proposito ricordiamo che nella manovra di bilancio per il 2007 sono stati stanziati dal Comune di Ferrara 450 mila euro per il sostegno a fondo perduto delle attività commerciali e produttive del centro cittadino. Secondo noi questa misura risponde al principio "do ut des" ovvero "io do affinché tu dia". Dobbiamo quindi attenderci che da parte degli esercenti vi sia la massima collaborazione con le istituzioni e l'accettazione di regole che permettano la civile convivenza tra i giovani utenti degli street bar ed i cittadini residenti. L'applicazione agli street-bar di regole, ancorché rigide, non è un accanimento verso gli esercenti dei locali pubblici del centro storico o verso i giovani ma un doveroso riconoscimento del diritto alla quiete dei residenti.

I Giovani dell’Italia dei Valori di Ferrara

01 marzo 2007

Aumenti delle tariffe di teleriscaldamento applicate da HERA s.p.a.: dopo un mese attendiamo ancora i chiarimenti richiesti.


E’ ormai trascorso un mese da quando l’Italia dei Valori di Ferrara ha chiesto al Comune di Ferrara chiarimenti in merito ai forti aumenti delle tariffe per il teleriscaldamento applicate nell’ultimo anno da HERA s.p.a.
Quello dell’aumento tariffario per il teleriscaldamento, che in molti casi sfiora il 50%, è un problema che riguarda 18 mila famiglie ferraresi. Per alcune di esse si prospettano addirittura situazioni di morosità dovute alle difficoltà a far quadrare i bilanci familiari per effetto del caro bolletta.
L’Italia dei Valori, ritenendo i rincari spropositati e non giustificati, ha posto la questione al Sindaco affinché si chiarissero le ragioni degli aumenti e si fornissero agli utenti precise garanzie in fatto di trasparenza, di controllo e di equità delle tariffe applicate al servizio di teleriscaldamento fornito da HERA.
E’ bene ricordare che l’art.19 della delibera comunale del luglio 2002, relativa al rinnovo dell’affidamento del servizio di teleriscaldamento ad HERA, stabilisce che il Comune di Ferrara ha il potere di controllare che la gestione avvenga nel pieno rispetto delle condizioni registrate dal contratto di servizio. Si tratta quindi di capire se il Comune ha esercitato in maniera puntuale ed efficace questo diritto-dovere.
Purtroppo, a distanza di un mese dalle richieste di chiarimento dell’Italia dei Valori, nessuna risposta è giunta.

22 febbraio 2007

Crisi di governo: é necessaria una piena assunzione di responsabilità del Senatore Rossi.

"Vorrei domandare al Senatore Rossi che cosa ha ottenuto, al di là dell’effimera visibilità del giorno dopo, ora che il Governo Prodi è caduto anche grazie al suo contribuito. Non condanno il Senatore Rossi ma lo invito ad una piena assunzione di responsabilità che deve passare attraverso le sue dimissioni da parlamentare.
Coerenza vuole che non si possa prima affondare la maggioranza e poi dare la propria fiducia al Governo Prodi.
Tuttavia, va evidenziato che per il centro-sinistra si pone il problema della difficile convivenza tra la cultura movimentista e quella di governo. L’una non può escludere l’altra; entrambe vanno invece coniugate nell’interesse del Paese. E’ questa la sfida più importante per il centro-sinistra."

Il Segretario Provinciale dell’Italia dei Valori di Ferrara
(Massimiliano Fiorillo)

19 febbraio 2007

Street bar: l'Italia dei Valori di Ferrara condanna il grave atto intimidatorio subito dal rappresentante del comitato di cittadini



Il Partito dell’Italia dei Valori esprime piena solidarietà a Mario D’Elia, portavoce del Comitato di cittadini contro gli street bar, per il grave atto intimidatorio subito ad opera di ignoti.
Questo grave episodio rende necessaria una netta presa di posizione e l’assunzione di responsabilità da parte delle Istituzioni e dei pubblici esercenti al fine di trovare un’adeguata soluzione al problema degli street-bar che tenga conto del rispetto delle regole e del diritto alla quiete dei residenti del centro cittadino.

15 febbraio 2007

Chiusura della Distilleria Alcoplus di Ferrara. L'Italia dei Valori è al fianco dei lavoratori contro la delocalizzazione e le speculazioni.


L’Italia dei Valori di Ferrara è al fianco dei 43 lavoratori che rischiano il licenziamento per la chiusura dell’impianto di distillazione Alcoplus di Ferrara.
Di fronte al continuo stillicidio di aziende ferraresi che chiudono la loro attività, non si può che esprimere forte preoccupazione per gli effetti che si avranno sulla capacità di sviluppo economico di questo territorio e sull’occupazione.
Proprio quando più si parla dell’importanza rivestita dal bioetanolo e dai carburanti verdi ai fini del rilancio dell’agricoltura e dell’approvvigionamento di fonti energetiche pulite, ci paiono poco convincenti le motivazioni addotte da Alcoplus, riconducili alla carenza di materia prima reperibile, che stanno alla base della chiusura della distilleria di Ferrara.
Era il luglio 2005 quando, con la nascita di Alcoplus, venne dato il via al primo polo italiano per la produzione di alcool etilico di origine agricola destinato, in prospettiva, a sostenere il progetto di incentivazione dei carburanti verdi.
A distanza di soli 18 mesi il progetto industriale di Alcoplus, che vedeva nella distilleria di Ferrara il suo punto di forza, si è arenato. Cosa è successo nel frattempo?
Non vorremmo che la chiusura della distilleria fosse in realtà dettata dalla logica della delocalizzazione dell’impianto o peggio da mire speculative di natura immobiliare legate alla futura destinazione urbanistica dell’area.
L’Italia dei Valori, di fronte a questa ennesima emergenza aziendale ed occupazionale, chiede l’intervento delle Istituzioni, dei Sindacati, delle associazioni agricole e di categoria al fine di scongiurare il disimpegno di Alcoplus dal settore della produzione di bioetanolo in Provincia di Ferrara.

14 febbraio 2007

L'Italia dei Valori di Ferrara sull'allargamento della base NATO di Vicenza

Il Direttivo provinciale dell’Italia dei Valori di Ferrara considera un errore l’autorizzazione concessa dal Governo all’allargamento della base militare americana “Dal Molin” di Vicenza.
In questo momento di forti tensioni internazionali è necessario compiere azioni che vadano nella direzione della distensione, che non si configurino, dunque, come azioni aggressive seppur indirette, tanto più se tali azioni avvengono sotto l’egida di una potenza impegnata su scenari di guerra internazionali, poiché ciò potrebbe esporre a ripercussioni negative il nostro Paese e le nostre truppe impegnate all’estero in missioni di pace. E’ indubbio, infatti, che l’ampliamento di una base militare destinata ad ospitare truppe aviotrasportate di fatto ne aumenta il suo potenziale offensivo, con la conseguenza di configurare una precisa scelta di politica di relazioni estere del nostro Paese nei confronti del resto del mondo.
In campagna elettorale per le politiche dello scorso anno il partito e i nostri candidati si sono impegnati a favore dell’obiezione di coscienza alle spese militari.
Coerenti con quell’impegno e alla luce delle considerazioni fatte sopra, l’Italia dei Valori di Ferrara non condivide la scelta fatta dal Consiglio dei Ministri sulla base di Vicenza e sollecita il Governo ad una più attenta politica per la pace e per la distensione internazionale. Invita, inoltre, la maggioranza ad una maggiore collegialità, in particolare nell’assunzione di scelte di rilevanza strategica.

Il Direttivo Provinciale dell’Italia dei Valori di Ferrara

13 febbraio 2007

Referendum autogestito: grande affluenza alle urne per dire NO a centrale turbogas ed inceneritore. Un segnale da non sottovalutare.


Più di undicimila ferraresi, il 10% degli aventi diritto al voto, hanno consegnano alla maggioranza di centro sinistra che governa la città un messaggio chiaro ed inequivocabile che va ascoltato.
Sarebbe un grave errore sminuire il significato della grande partecipazione al referendum autogestito riconducendolo ad una mera operazione politica volta a colpire per fini elettorali l’attuale maggioranza di centro sinistra ed a preparare la corsa a Palazzo Municipale di fantomatici candidati civici. Non vi sono, al momento, leader riconosciuti dal movimento ambientalista nel suo insieme, se non quelli autoproclamatisi tali.
L’Italia dei Valori invita i propri alleati di centro sinistra a non sottovalutare il senso di disagio manifestato da migliaia di cittadini per le scelte di politica ambientale non condivise.
D’altro canto, non si permetta al centro destra di ergersi paladino dell’ambiente e di farsi promotore ed interprete delle istanze dei cittadini che si sono recati alle urne per dire no alla centrale turbogas ed alla triplicazione dell’inceneritore.
Occorre che il centro sinistra ferrarese colmi le distanze che si sono venute a creare tra amministratori ed amministrati, prima che sia troppo tardi.

09 febbraio 2007

Referendum autogestito su centrale turbogas ed inceneritore di Ferrara. L'I.D.V. invita a votare NO.



Il Partito dell’ITALIA DEI VALORI di Ferrara condivide le ragioni dei promotori del referendum autogestito ed invita i propri elettori e tutti i ferraresi a recarsi il 10 e 11 febbraio alle urne per dire no alla centrale turbogas ed al potenziamento dell’inceneritore di Cassana.
Il nostro invito è rivolto anche a coloro che la pensano diversamente ma che ugualmente sentono l’esigenza di poter esprimere liberamente la loro idea.
Colpisce il fatto che proprio quando si parla di democrazia partecipata c’è chi vuol tenere i cittadini lontani dalle urne e di fatto impedire che essi possano esprimere la loro opinione su questioni che li riguardano da vicino, come è l’ambiente e la salute.
Il referendum proposto dai comitati di cittadini e dalle associazioni ambientaliste rappresenta un’occasione unica per rendere partecipi i ferraresi alle decisioni politiche e ci dispiace che il Comune di Ferrara non abbia consentito una consultazione popolare con valore formale.

31 gennaio 2007

La posizione dell' I.d.V. di Ferrara sull'aumento delle tariffe di teleriscadamento applicate da HERA s.p.a.



Da "La Nuova Ferrara" del 27 gennaio 2007

«Geotermia, stangata ingiustificata»

Secondo gli utenti ci sono stati aumenti anche del 50%. Il «giallo» del coefficiente ritoccato verso l’alto.
Fiorillo (Idv) chiede al sindaco un confronto con Hera

La stangata del teleriscaldamento non va ancora giù a centinaia di famiglie ferraresi. Gli aumenti della bolletta 2006, che sono stati del 26% secondo i calcoli di Hera e invece del 50% stando a quelli di diversi utenti, non sono però destinati a rimanere confinati in un contenzioso di condominio. A chiedere direttamente al sindaco un «tavolo di confronto» è una forza politica, l’Italia dei valori.

Il segretario dei dipietristi, Massimiliano Fiorillo, ha preso a cuore la vicenda. «Abbiamo registrato per settimane le lamentele dei cittadini per aumenti non giustificati delle tariffe geotermiche. Credo - è la sua valutazione - che il Comune debba intervenire esercitando appieno il ruolo di controllo previsto dalla convenzione con Agea-Hera». Il riferimento è all’art. 19 della delibera comunale del luglio 2002, con la quale veniva rinnovato l’affidamento del servizio all’azienda energetica, che recita: «Il Comune si riserva il diritto di controllare che la gestione avvenga nel pieno rispetto delle condizioni registrate dal contratto di servizio». A Fiorillo non basta la mossa del vicesindaco Rita Tagliati che aveva chiesto una spiegazione per iscritto ad Hera: la risposta, a quanto si sa, avrebbe richiamato il diritto dell’azienda di ritoccare verso l’alto (da 1 a 1,08) il “coefficiente K” della formula di calcolo della tariffa, facendo così rincarare le bollette indipendentemente dal prezzo del gas, sulla base di una disposizione nazionale. «Ci pare che questa operazione sia stata condotta senza equità nè trasparenza, e questo è particolarmente grave. Spesso - aggiunge Fiorillo - leggiamo di polemiche interminabili su aumenti tariffari o fiscali di poche decine di euro: qui invece stiamo parlando di una manovra che mette a rischio i bilanci di molte famiglie, poichè il teleriscaldamento tocca 18mila appartamenti». L’esempio del condominio Il Quartiere, il primo a sollevare il problema, è lampante: sul bilancio la stangata energetica peserà per 181.675 euro, e si contano già decine di utenze morose per necessità. Non per nulla si stanno muovendo sul tema le associazioni dei consumatori, a partire dai livelli nazionali del Codacons.
L’Italia dei valori chiede quindi l’attivazione del tavolo di confronto tra Comune, Hera, utenti e associazioni dei consumatori, sul modello indicato qualche tempo fa dall’assessore Aldo Modonesi ma del quale si sono perse le tracce. (s.c.)